Page 40 - Potere criminale
P. 40
L. Perché Mussolini voleva proprio uno impermeabile agli ambienti e ai personaggi del fascismo.
Cucco sostiene di essere stato lui a consigliare Mori a Mussolini, ma lo escluderei. Cucco
apparteneva alla fazione fascista più radicale legata a Roberto Farinacci, quella che vedeva Mori
come il fumo negli occhi. Aggiungo che era conosciuto come antifascista anche Luigi Giampietro, il
procuratore incaricato di gestire i processi scaturiti dalle retate di Mori. Insomma siamo di fronte a
un’antimafia istituzionale, diciamo pure repressiva, a un’idea della legge che, certo, poco o nulla si
pone il problema dei diritti individuali. Mussolini si appellò allo Stato, senza aggettivi, come fece in
molti altri casi locali nella seconda metà degli anni Venti. Il movimento fascista, come ben si sa,
aveva carattere anarcoide, e i ras fascisti, se fossero stati lasciati a sé stessi, avrebbero creato tante
piccole repubbliche basate sull’illegalismo non solo politico. A Firenze, ad esempio, la polizia li
accusò di basarsi sul racket, sulle tangenti, sulle attività illecite, sulla prostituzione...
S. Si racconta una storia sulla decisione di Mussolini di aprire l’offensiva alla mafia. Si dice che durante una visita
del duce a Piana degli Albanesi, vedendo la nutrita scorta che Mussolini aveva attorno, Francesco Cuccia, sindaco
di Piana, gli abbia detto: «Duce, c’è bisogno di tutti questi sbirri? Ci sono io... lei qui è al sicuro».
Quest’allusione al proprio potere mafioso avrebbe innescato la reazione di Mussolini, che, indignato da questo
episodio, avrebbe deciso di mandare Mori in Sicilia. È un episodio citato nei libri, ma non so quanto vero...
L. L’incontro tra Cuccia e Mussolini potrebbe anche essere leggendario. Però Cuccia era uomo
graditissimo ai fascisti, perché aveva rovesciato l’amministrazione rossa a Piana degli Albanesi, dopo
averne assassinato i leader. I documenti pubblicati recentemente mostrano come la polizia fosse ben
conscia della grande caratura mafiosa di questo personaggio, ma anche del debito che le «forze
nazionali» avevano verso di lui. Mussolini lamenta l’arroganza di Cuccia e dice che lo distruggerà,
ma lo fa nel 1926. Quando viene in Sicilia e va a Piana degli Albanesi siamo ancora nel 1923: a
quella data Mussolini si guarda bene dal parlare male di Cuccia.
S. Cuccia era veramente mafioso?
L. Eccome. Anzi, verrà poi indicato dalle fonti come il capomafia palermitano, più che di Piana
degli Albanesi. La sua carriera sembra un po’ l’anticipo della storia dei corleonesi: Cuccia porta il
suo potere da un paese della provincia al capoluogo.
S. Anche don Vito Cascio Ferro, indicato da Mori come un nemico pubblico, aveva il suo potere a Bisacquino, ma
viveva e operava a Palermo...
L. Sì, però le cose che sappiamo su questo personaggio riguardano più che altro attività svolte a
Bisacquino, Corleone, Contessa Entellina. Per Cuccia, le informazioni sono più precise: sappiamo
di grandi affari, di una sua politica di acquisti fondiari nell’agro palermitano.
S. Nella lotta alla mafia il fascismo gioca in gran parte la sua credibilità. Vi costruisce attorno una colossale
macchina di propaganda a livello nazionale e internazionale come poche altre volte...
L. Ho sempre pensato che il fascismo abbia realizzato sulla lotta alla mafia la sua più importante
operazione propagandistica verso il Mezzogiorno, in qualche modo paragonabile solo a quella messa
in moto per la bonifica dell’Agro Pontino.
S. A quei tempi l’Agro Pontino era sicuramente il primo avamposto del Mezzogiorno. Dunque bonifica e
antimafia grandi campagne mediatiche del fascismo...
L. Esatto. Se rileggiamo le pagine del «Times» o del «New York Times», con i titoloni in prima
40