Page 35 - Potere criminale
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suoi amici, ma viola quegli stessi diritti dei proprietari non amici. Naturalmente, se deve costruire
una propria immagine esterna, si mantiene sul primo versante. Fa la sua mossa, quando esibisce
nell’aula del processo la lettera di raccomandazione di Turrisi Colonna, che già conosciamo come
illustre uomo politico e, soprattutto, grande proprietario terriero. Cosa scrive Turrisi Colonna?
Leggiamo: Giammona è sempre stato una persona di mia fiducia e ha sempre difeso le istituzioni.
S. Abbiamo visto che in questa stagione di fine Ottocento c’è l’antimafia individuale del dottor Galati, cioè del
proprietario terriero che tenta di difendere se stesso. Ma c’era anche l’inchiesta di Franchetti. E c’era anche
l’inchiesta parlamentare, la Commissione Bonfadini, davanti alla quale una categoria di soggetti istituzionali,
carabinieri, magistrati, delegati di pubblica sicurezza, mostrava di avere una percezione molto chiara del fenomeno.
C’erano alleanze virtuose tra uomini come il dottor Galati e l’antimafia istituzionale?
L. Sicuramente. Il dottor Galati si rivolgeva a funzionari di polizia e aveva i suoi referenti all’interno
del mondo delle istituzioni: in una città in cui votavano poche centinaia di persone, il dottor Galati
con i suoi parenti e clienti costituiva un notevole serbatoio elettorale, di certo riceveva la giusta
attenzione. Quanto all’antimafia istituzionale del periodo della destra storica, aveva suggerito a
Franchetti l’idea secondo cui il popolo siciliano, tutto, dal marchese al contadino analfabeta, era
mafioso perché incivile. Diceva il prefetto di Caltanissetta Guido Fortuzzi: le istituzioni liberali non
sono adatte a questi climi, non possiamo continuare nell’«azzardoso e terribile esperimento» di voler
governare un popolo proclive al sangue come questo, con gli stessi ordinamenti che si applicano
presso i popoli nordici e civili.
S. Al solito: due Italie, due mondi, leggi diverse...
L. Comunque anche quando questa estrema diffidenza si attenua, l’antimafia resta sostanzialmente di
destra. Per l’autorità l’ordine conta più della libertà, e la libertà facilmente degenera in licenza.
Peraltro (anche qui Franchetti fa propria l’opinione dei funzionari governativi della destra) in tutto il
mondo la borghesia è fautrice dell’ordine, mentre il proletariato è fautore del disordine; in Sicilia
invece c’è la stranezza di una borghesia fautrice di disordine.
S. Quindi l’esercito, la legge marziale, le esecuzioni, gli abusi...
L. Sì, ma non oltre il 1876. La linea di Antonio Malusardi, primo prefetto della sinistra storica, era
intesa a spezzare il fronte avversario, di modo che i proprietari fondiari, i latifondisti più importanti,
scaricassero i banditi da loro protetti. Malusardi sostenne di aver definitivamente sconfitto
brigantaggio e mafia – forse era vero per il primo, non certo per la seconda. Però la sua battaglia fu la
prima a risultare efficace.
S. Il primo febbraio 1893, sul treno in viaggio fra Termini Imerese e Palermo, viene ammazzato Emanuele
Notarbartolo: il primo cadavere eccellente siciliano. Il suo omicidio spezza tutti gli equilibri tra mafia e gruppi
dirigenti...
L. Perché per la primissima volta viene colpito con la sanzione capitale un esponente dell’élite
politica e sociale: Notarbartolo apparteneva a uno dei rami più antichi dell’aristocrazia, era stato
sindaco di Palermo e direttore generale del Banco di Sicilia. Quella del 1893 era una società in cui
alcuni giravano vestiti di stracci e altri invece con cravatta, bastone e carrozza. Il liberalismo
considerava la proprietà fondiaria la base dell’ordine sociale. La mafia in generale era imperniata sulla
deferenza verso queste gerarchie, ma l’uccisione di un personaggio illustre come Notarbartolo segna
un mutamento radicale. Si infrange il diaframma che fino ad allora aveva diviso i due mondi,
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