Page 38 - Potere criminale
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Il prefetto di ferro
Gaetano Savatteri Cosa Nostra ha sempre vietato, almeno fino a qualche tempo fa, che i suoi affiliati votassero
e sostenessero esponenti politici neofascisti. Quasi che nella memoria collettiva della mafia resistesse forte il ricordo
della campagna fascista contro la mafia. Ma fu veramente così importante questa stagione antimafia del regime
mussoliniano?
Salvatore Lupo È importante per due ragioni. Perché ebbe oggettivamente grande portata, e perché
per la prima volta fu dato a un’operazione di questa natura un rilievo politico generale, con
conseguente grande valorizzazione propagandistica. Molti ne hanno tratto l’erronea convinzione che
soltanto il fascismo abbia represso la mafia.
S. Una convinzione ancora corrente; vedremo in seguito se sia andata veramente così. Ma cosa ricaviamo dalla
rilettura della campagna antimafia del fascismo?
L. Innanzitutto, dovremo prendere atto che l’antimafia non va collocata necessariamente a sinistra.
Possiamo pensarla come un pendolo che oscilla verso la destra (storica) in età postunitaria, prosegue
oscillando verso sinistra con l’affaire Notarbartolo e ancor più col tentativo di leghe e affittanze di
tagliare fuori i grandi gabelloti dall’affitto dei latifondi. Poi il pendolo dell’antimafia torna
bruscamente a destra, la destra «nuova» del fascismo.
S. Ed è un’antimafia istituzionale, di regime...
L. Di sicuro quella fascista è un’antimafia istituzionale. C’è però una componente ideologica,
secondo cui la mafia è un frutto perverso dell’allargamento dei canali della partecipazione politica e
dà la dimostrazione di quanto malefica sia la democrazia in quanto tale. Rielaborando Franchetti
nella logica totalitaria, il fascismo afferma che quanto viene dal basso o dalla periferia è portatore di
mafia. Naturalmente anche nel fascismo, come in Franchetti, la borghesia con le sue ambizioni, il
suo opportunismo, le sue fazioni, può essere considerata un elemento corruttore.
S. Siamo già alla definizione del concetto di borghesia mafiosa?
L. Per certi versi sì, anche se i fascisti usano concetti generici come «costume borghese», o «costume
feudale». Polemizzano contro i gabelloti, definendoli elementi socialmente ed economicamente
parassitari, e spesso lamentano l’assenteismo dei grandi proprietari. La propaganda fascista chiama
peraltro gli stessi proprietari, assieme ai contadini, ad assumere il loro posto di «produttori», attivi e
operosi, nel nuovo edificio corporativo che il regime sta costruendo per la patria. Osserverai che
questo discorso prende in prestito molti argomenti da quello tradizionale della sinistra. In maniera
demagogica? Forse, comunque col tipico carattere trasversale dell’ideologia fascista. Sta di fatto che
parliamo essenzialmente di un’operazione di polizia condotta con la mancanza di scrupoli tipica di
un regime totalitario.
S. Ma il fascismo fu sin dall’inizio così ostile alla mafia?
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