Page 98 - L'onorata società
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ferma:  più  1,3  per  cento.  Nel  quinquennio  successivo,  dal  2000  al  2005,
          ancora  la  Spagna  ha  visto  entrare  in  esercizio  2.300  chilometri  di  nuove
          autostrade. In Italia sono stati completati 64 chilometri, 13 all'anno. E che
          dire dei costi? Se per un chilometro spagnolo si spendono in media 14,6

          milioni, da noi ce ne vogliono 32.
              La  forchetta  si  allarga  e  assume  tratti  sconfortanti  nel  caso  dell'Alta
          velocità  ferroviaria.  L'Autorità  per  la  vigilanza  sui  contratti  pubblici,
          presieduta da Luigi Giampaolino, ha calcolato in 32 milioni anche il costo di

          ognuno  dei  564  chilometri  di  Tav  realizzati  al  2008.  Circa  tre  volte  di
          quanto  necessario  per  i  1.030  chilometri  dell'Alta  velocità  spagnola  (9
          milioni)  e  per  i  1.548  chilometri  di  rotaie  per  i  supertreni  francesi  (10
          milioni).

              Qualcuno prova a giustificare il divario con le differenti caratteristiche
          orografiche dei Paesi. Ma il giochino ha vita breve. Uno spaccato di come
          vanno realmente le cose, e di come la colpa sia degli uomini e non delle
          montagne,  dei  laghi  e  dei  fiumi,  lo  fornisce  la  Corte  dei  conti.  In  una

          relazione  sullo  stato  d'avanzamento  della  parte  italiana  del  famoso
          Corridoio 5 tra Lisbona e Kiev, i magistrati contabili denunciano come in
          alcune  tratte  assolutamente  pianeggianti  gli  importi  abbiano  raggiunto
          altezze lunari. Sulla Torino-Novara, 55 milioni al chilometro. Tra Novara e

          Milano, la bellezza di 73 milioni.
              Ecco il punto. La differenza tra noi e gli altri non sta tanto nella quantità
          di denaro investito, ma nel come i soldi vengono spesi. In Italia accadono
          cose turche. Come la vicenda portata a galla da Sergio Rizzo sul «Corriere

          della Sera» a metà 2009:

              Immaginate di andare in banca a chiedere un mutuo per ristrutturare
          casa.  Immaginate  che  la  banca  metta  a  disposizione  subito  la  somma

          necessaria. Immaginate che quei soldi rimangano fermi sul conto corrente,
          perché  avete  deciso  che  la  casa  non  la  ristrutturate  più,  oppure
          semplicemente ve ne siete dimenticati. Nonostante questo, ogni sei mesi
          pagate puntualmente le rate, per la felicità della banca.


              Avete immaginato bene? È successo questo: mentre il governo era alla
          disperata ricerca di fondi per la ricostruzione dell'Abruzzo, si è scoperto che
          lo Stato da anni continuava a versare le rate di ammortamento per i mutui

          contratti  da  numerosi  Comuni  ed  enti  pubblici  con  la  Cassa  depositi  e
          prestiti (Cdp), senza che nessuno abbia mai prelevato un euro.
              Dal momento che la Cassa depositi e prestiti è controllata dal ministero
          dell'Economia, quello che ne viene fuori è una ridicola partita di giro: la

          mano destra non sa quello che fa la sinistra. Ma la cosa spiacevole è che
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