Page 95 - L'onorata società
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alla latitanza in Svizzera, quindi si costituì e iniziò un lungo iter giudiziario
          che  si  è  trascinato  tra  condanne  a  manager  del  gruppo,  assoluzioni,
          prescrizioni e risarcimenti vari. Se l'è cavata senza troppi danni. Anzi, ne è
          uscito  rafforzato.  Oggi  occupa  una  poltrona  nel  patto  di  sindacato  di

          Mediobanca, è azionista delle Generali, tra i soci di controllo di Impregilo,
          gigante  delle  costruzioni,  e  ha  altre  partecipazioni  rilevanti  in  imprese  e
          istituzioni finanziarie, tra cui Carige, l'ex Cassa di risparmio di Genova. Nel
          triangolo Piemonte-Liguria-Lombardia non c'è buon affare senza che Gavio

          ne prenda in qualche modo parte. O che si possa portare a termine senza
          di lui, secondo l'opinione dei suoi detrattori. D'altronde, autostrade a parte,
          Gavio  è  iperattivo  sul  versante  delle  costruzioni  delle  grandi  opere.
          L'ammodernamento  della  Torino-Milano,  la  cui  consegna  è  prevista  nel

          2013,  alla  fine  dovrebbe  costare  un  miliardo  e  32  milioni.  La  prima
          convenzione  per  rifare  quei  130  chilometri  risale  al  luglio  1999.
          L'infrastruttura doveva essere completata entro il 2007 e il costo stimato
          era  di  376  milioni.  I  tempi  sono  raddoppiati,  gli  investimenti  necessari

          quasi triplicati. No, niente contributi statali, questi sono ridottissimi. I soldi
          arrivano dai continui rincari dei pedaggi.
              Una  situazione  di  cui  è  responsabile  anche  la  contemporanea
          realizzazione della linea ferroviaria ad Alta velocità, che corre in parallelo

          lungo  l'intero  tracciato.  Una  manna  caduta  dal  cielo  per  le  lobby  delle
          costruzioni e del cemento. Tra le quali, naturalmente, lo stesso Gavio, che
          ha le mani sia di qua che di là. Mauro Moretti, amministratore delegato
          delle  Ferrovie  dello  Stato,  nell'aula  del  Senato  ha  spiegato  con  queste

          parole l'impennata dei costi per la Tav:

              Un  intervento  legislativo  locale  ci  ha  imposto  che  la  pendenza  dei
          cavalcavia  fosse  del  4  per  cento  invece  del  6  preesistente,  adducendo

          motivi  relativi  al  ghiaccio  in  inverno.  Questa  previsione,  da  sola,  ci  ha
          obbligato a rifare tutti i vecchi cavalcavia per l'autostrada, perché non si
          potevano più raccordare ai nuovi.


              Che  problema  c'è.  Alla  fine  del  viaggio,  stremati  dalle  code  e  dalle
          deviazioni, quando arriviamo all'agognato casello il conto lo paghiamo noi.
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