Page 100 - L'onorata società
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"finanziamento parziale", in modo da permettere l'apertura di un'infinità di
          cantieri.
              Il  denaro  termina  rapidamente  e  spesso  si  lasciano  cattedrali  nel
          deserto. Quando invece le opere vengono completate, è chiaro che i tempi

          si  allungano.  Soprattutto,  i  presunti  risparmi  vanno  a  farsi  benedire.  Di
          nuovo  i  confronti  internazionali  appaiono  impietosi.  La  linea  12  della
          metropolitana di Madrid, 63 chilometri e 27 stazioni, è stata progettata nel
          2001 ed è in funzione dal 2005. La linea C di Roma, 34,5 chilometri e 20

          stazioni,  è  stata  progettata  anch'essa  nel  2001  ma  la  prima  tratta  sarà
          operativa nel 2011 e quella restante entro il 2015.
              La  burocrazia  naturalmente  ci  aggiunge  del  suo.  Iter  complessi,
          competenze frammentate, conflitti tra enti locali e nazionali. L'esempio più

          significativo  è  il  nuovo  Passante  di  Mestre:  quando  finalmente  è  stato
          inaugurato,  l'8  febbraio  2009,  dopo  che  se  ne  parlava  da  trent'anni,
          sembrava  il  simbolo  dell'Italia  sulla  via  del  decongestionamento.  Tempo
          sette mesi e non ha retto alla prova esodo estivo: un ingorgo fantozziano

          lungo tutti i 32,3 chilometri. Per forza, alla fine bisogna reimmettersi sulla
          Venezia-Trieste: cinque corsie si riducono a due ed è l'inferno. Qui, per la
          costruzione della terza corsia, siamo all'anno zero proprio per i freni della
          burocrazia. Per accelerare i tempi è stato necessario implorare il governo

          affinché nominasse un commissario straordinario (Renzo Tondo, presidente
          della  Regione  Friuli-Venezia  Giulia).  Una  figura  senza  la  quale  sarebbero
          stati necessari una ventina di passaggi in più, pari a due ulteriori anni persi
          tra  carte  bollate.  Intanto  gli  automobilisti  hanno  passato  il  1°  agosto  in

          coda sotto il solleone.
              Da  noi  funziona  così.  Basta  un  ricorso  al  Tar  per  decretare  lo  stop.
          L'associazione  Italiadecide,  nel  rapporto  pubblicato  nel  giugno  2009,  ha
          calcolato  che  solo  i  progetti  ideati  e  finanziati  dai  privati  rimasti

          impantanati  nelle  inefficienze  delle  amministrazioni  sono  una  sessantina,
          per un valore di 16 miliardi.
              Ma  la  vera  particolarità  italica  è  un'altra.  Ogni  volta  che  si  prova  a
          costruire qualcosa di grosso ci si ritrova in un vortice fatto di associazioni di

          quartiere,  comitati  di  protesta,  blog  di  dissenso, mailing  list  di
          reclutamento di commandi pronti a frenare le ruspe. Not in my backyard,
          non nel mio giardino, è una costante nel cantiere Italia. Ne fanno le spese
          discariche,  inceneritori,  rigassificatori,  termovalorizzatori,  centrali  a

          biomasse, elettrodotti: tutti li vogliono, ma nessuno vicino a casa. E chissà
          che cosa succederà se e quando l'annunciato ritorno al nucleare dovesse
          entrare nella fase concreta. L'Osservatorio Aris-Nimby Forum, che dal 2004
          spulcia  300  edizioni  di  quotidiani  e  1.400  periodici  nazionali  e  locali  per

          catalogare  e  analizzare  le  informazioni  sui  fenomeni  delle  contestazioni
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