Page 105 - L'onorata società
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cinquantina di morti. Nell'Appennino meridionale tra i 5 e gli 11 mila. Con
          mezzo grado di intensità in più, una città popolata come Tokyo conterebbe
          400 vittime. In Calabria si potrebbe arrivare a 32 mila. Un terremoto come
          quello che ha colpito l'Abruzzo, in Giappone non avrebbe nemmeno avuto

          risalto  sulle  prime  pagine  dei  giornali.  All'Aquila  i  morti  sono  stati  quasi
          300, e 100 mila gli sfollati.
              Per  tutta  risposta,  continuiamo  a  costruire  nelle  zone  a  rischio  senza
          adottare le tecnologie che l'ingegneria ha sviluppato per l'edilizia moderna.

          Sappiamo  benissimo  che  la  terra  trema  e  continuerà  a  tremare.  Che  il
          Vesuvio  non  è  spento,  che  i  torrenti  dell'Appennino  con  un  niente  si
          trasformano in valanghe di acqua e fango, che Venezia non è per nulla al
          riparo  dalle  maree.  Lo  sapevamo  nel  1980,  quando  venne  rasa  al  suolo

          l'Irpinia: 3 mila morti, 9 mila feriti e 280 mila sfollati. Lo sapevamo quando
          nel  1987  l'alluvione  cambiò  la  geografia  della  Valtellina  causando  53
          vittime e danni per un valore di 4 mila miliardi di vecchie lire. Lo sapevamo
          il  31  ottobre  del  2002.  San  Giuliano  di  Puglia,  provincia  di  Campobasso,

          una  vergogna  che  non  riusciremo  a  cancellare  dalla  nostra  storia:  27
          bambini  più  la  maestra  rimasti  sotto  le  macerie  della  scuola.  L'unico
          edificio  crollato  nella  zona,  a  causa  di  un  terremoto  tutto  sommato
          modesto.




                                              La terra trema, i politici no



          Che cosa abbiamo fatto in questi anni? Nulla. «L'arte del pensare sui tempi
          lunghi  sembra  essere  estranea  alla  nostra  natura»  sentenzia

          l'ambasciatore Sergio Romano. Dei 43 mila edifici scolastici censiti, solo un
          terzo è stato costruito negli ultimi trent'anni. Più di mille risalgono niente
          meno  che  a  prima  dell'Ottocento,  oltre  3  mila  hanno  visto  la  luce  tra  il
          1800 e il 1920. Di 7 mila non si riesce nemmeno a capire la data in cui

          sono  stati  realizzati.  Dal  1990  a  oggi,  le  strutture  sulle  quali  sono  stati
          effettuati  interventi  migliorativi  sono  un  misero  22  per  cento.  Risultato:
          dopo aver pianto i 27 "angeli" di San Giuliano ci siamo risvegliati, 6 anni e
          mezzo dopo, con la casa dello studente dell'Aquila.

              L'Ance (Associazione nazionale costruttori edili) è da molti considerata
          la  lobby  più  potente  d'Italia.  Il  suo  peso  all'interno  del  sistema
          confindustriale  è  dell'11,5  per  cento.  Per  dare  un  confronto,  i  settori
          manifatturieri  messi  insieme  rappresentano  il  58,8  per  cento.  L'attuale

          presidente,  Paolo  Buzzetti,  54  anni,  romano,  ingegnere,  amministratore
          delegato della Iab, il mondo dell'edilizia e delle opere pubbliche lo conosce
          per  tradizione  di  famiglia.  Né  per  lui  ha  segreti  l'Ance  stessa,  dove  è
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