Page 107 - L'onorata società
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cordoglio e solidarietà. Perfino sul versante dei costruttori si sono levate
          voci autocritiche. Uno di loro, protetto dall'anonimato, ha detto testuale: «I
          costruttori aquilani dovrebbero mettersi una mano sulla coscienza. E vale
          pure  per  me.  I  palazzi  crollati  sono  la  prova  regina  che  il  sistema  è

          marcio». Lo stesso presidente dell'Ance Buzzetti ha fatto un giro da quelle
          parti. Per annunciare tolleranza zero verso le imprese che hanno sbagliato.
          Salvo  aggiungere  che  «non  servono  nuove  leggi  di  edilizia  antisismica.
          Quelle esistenti sono più che sufficienti, basta applicarle». Vedremo se e

          come verranno applicate, nel grande business della ricostruzione.
              Dal canto suo, Boscetto ha risposto così ai giornalisti di «Repubblica»
          che gli chiedevano se il suo emendamento fosse stato un regalo alle lobby
          del  cemento:  «La  richiesta  dei  costruttori,  degli  altri  imprenditori  del

          settore,  degli  ingegneri  e  degli  architetti,  è  stata  per  una  proroga  che
          consentisse loro di prepararsi meglio all'entrata in vigore della legge. L'ho
          valutata e considerata giusta e condivisibile». Ma le norme erano pronte da
          diversi  anni,  si  fa  notare  al  senatore:  «L'adeguamento  riguarda  i  grandi

          costruttori  ma  anche  i  più  piccoli,  i  grossi  studi  di  professionisti  e  quelli
          minori.  E  lo  stesso  ragionamento  si  potrebbe  fare  per  la  proroga
          precedente  del  2007  sotto  il  governo  Prodi».  Della  serie,  tutti  colpevoli,
          nessun colpevole.

              Le agognate regole antisismiche sono entrate in vigore il 1° luglio 2009,
          sulla  scia  delle  polemiche  post  terremoto.  Sia  chiaro,  anche  se  fossero
          state  varate  prima,  non  avrebbero  evitato  la  tragedia  abruzzese.  Ma
          bisogna  fare  di  più.  Ci  vuole  un  piano  strategico  diretto  a  contenere  gli

          effetti degli eventi naturali che si verificheranno nei prossimi decenni. In
          fondo, sarebbe sufficiente riflettere sui rapporti della Protezione civile. Gli
          edifici  privati  in  Italia  sono  11,2  milioni.  Circa  7,5  milioni  sorgono  nelle
          zone soggette a rischio sismico. E il 73 per cento di questi non ha alcuna

          protezione  contro  i  terremoti.  Fatti  due  conti,  significa  uno  su  due.  Il
          problema interessa inoltre 75 mila edifici pubblici, che la Protezione civile
          di Guido Bertolaso cataloga a rischio crollo in caso di scosse.
              Il  dossier  redatto  dall'Ispra,  l'Istituto  superiore  per  la  protezione  e  la

          ricerca ambientale, che raccoglie i numeri e le tabelle forniti da tutti gli enti
          preposti al controllo del territorio, mette altra carne al fuoco. Per quanto
          riguarda  i  sismi,  scrive  l'Ispra:  «L'Italia  è  uno  dei  Paesi  a  maggiore
          pericolosità in Europa. Le aree più esposte sono quelle del settore friulano,

          lungo la dorsale appenninica centromeridionale, il margine calabro-tirrenico
          e la Sicilia sudorientale». Ma non basta. I comuni interessati da frane sono
          5.596,  il  69  per  cento  del  totale.  Quelli  che  corrono  un  rischio  «molto
          elevato» sono 2.839. Si specifica:
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