Page 103 - L'onorata società
P. 103
(Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo) e quasi un decennio
come vicepresidente della Bei in Lussemburgo (Banca europea per gli
investimenti), l'intesa con Tremonti si fa tanto stretta da condurlo alla
Patrimonio Spa e in seguito al Poligrafico dello Stato. La vicinanza con il
ministro dell'Economia ha sicuramente giocato un ruolo decisivo anche
nell'ultimo successo della sua carriera: la presidenza della Banca popolare
di Milano.
Nella votazione dei soci della Bpm, nell'aprile 2009, al termine di una
battaglia combattuta anche sul web, Ponzellini ottiene più del doppio dei
voti del rivale, il presidente uscente Roberto Mazzotta. Il quale, al
momento dei discorsi di commiato, non risparmia al vincitore una stoccata:
«Guidare una banca richiede di lavorarci tutti i giorni. E non mi puoi dire
che il conflitto di interessi non esiste». La replica del neopresidente arriva
durante la conferenza stampa: «Non vedo conflitto d'interessi. Né qui né in
Impregilo mi occupo di questioni operative. Delego al massimo ai
collaboratori, ottenendo il meglio. Abbiamo la fortuna di avere un direttore
generale giovane, nominato da pochi mesi e desideroso di impegnarsi. Io
sarò presente e inflessibile sulle grandi questioni della banca, per il resto
gli darò fiducia totale».
Al centro del contendere, la doppia carica di Ponzellini, quella di
presidente del maggiore gruppo di costruzioni del Paese e nello stesso
tempo di un gruppo bancario. E non uno qualsiasi. La Banca popolare di
Milano, con i Tremonti bond (cui ha fatto ricorso), nei prossimi anni è
destinata ad aumentare in modo considerevole la capacità di erogare
crediti. Si stimano almeno 10 miliardi in più. Di fatto Ponzellini viene a
trovarsi in mano le chiavi di un forziere cui non possono non guardare con
interesse Gilberto Benetton, Salvatore Ligresti e Marcellino Gavio, gli
azionisti di controllo di Impregilo, impegnata tra l'altro nella realizzazione
delle opere che accompagneranno l'Expo milanese del 2015. Incontri
ravvicinati, dunque. Resi ancora più eccitanti dal fatto che il terzetto al
timone di Impregilo è azionista della Mediobanca guidata da Cesare
Geronzi.
«Non vedo nessuna incompatibilità» ha tranquillizzato Gilberto
Benetton, uno che di scatole cinesi e incroci azionari se ne intende. Antonio
Malarico, vicepresidente di Impregilo in quota Ligresti, si è subito
dichiarato d'accordo: «C'è un parere legale che sostiene che non esiste
conflitto di interesse. Non è un presidente operativo, ai soci va bene».
Sognando la California