Page 97 - L'onorata società
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10.379 della Francia. Un lungo periodo di oblio durante il quale non è stato
          costruito nemmeno un valico, né stradale né ferroviario. Intanto, attraverso
          l'arco alpino, dal 1967 al 2003 la quantità di merci in transito è aumentata
          di oltre il 700 per cento: da 19 a 150 milioni di tonnellate.

              Ovvio  che  i  costi  della  logistica  e  dei  trasporti  si  facciano  sentire
          pesantemente sul prezzo finale dei prodotti. Dagli alimentari al tessile alla
          meccanica, l'incidenza è quasi del 20 per cento, contro una media europea
          del 13. Cerchiamo di capirci: 5 punti percentuali si traducono in 40 miliardi

          di costi aggiuntivi. E va ricordato che il 70 per cento delle merci da noi si
          sposta  su  gomma,  come  del  resto  l'85  per  cento  dei  passeggeri.  Per  le
          autostrade significa un aumento medio di traffico del 4 per cento annuo.
          Mentre la rete cresce ogni 12 mesi di un misero 0,4 per cento. Per quanto

          riguarda le ferrovie, ricevono dallo Stato in media 8 miliardi all'anno, 3 per
          l'esercizio e 5 da destinare agli investimenti. Eppure, Alta velocità a parte,
          l'estensione della linea non è cambiata di molto rispetto al 1910.
              Vittorio  Merloni,  ex  presidente  di  Confindustria,  imprenditore  partito

          dalle Marche e diventato famoso nel mondo con i suoi elettrodomestici, ha
          usato queste parole per far capire le difficoltà che incontra per la sua via:
          «Le aziende italiane non possono contemporaneamente lottare sui mercati
          internazionali  e  fare  a  pugni  tutti  i  giorni  in  casa  propria.  Vi  sembra

          ragionevole che a Fabriano, dove vivo e la Indesit ha il quartiere generale,
          i treni corrano, si fa per dire, su una ferrovia dello Stato pontificio a binario
          unico?». Facile dire che bisogna sconfiggere la concorrenza cinese con la
          tecnologia avanzata, l'innovazione, il valore aggiunto. All'atto pratico è un

          disastro.  «Da  industriale  chiedo  misure  strutturali.  La  competitività  è  la
          vera  priorità.  L'Italia  ha  bisogno  quanto  prima  di  infrastrutture  e
          liberalizzazioni. Con strade strette, ferrovie vecchie, energia cara e governi
          locali che sbarrano la strada a tutto, non si va da nessuna parte.»




                                            I progetti svaniscono all'alba



          Come  dargli  torto?  Merloni  esprime  la  frustrazione  di  quanti,  come  lui,
          fanno  impresa  e  hanno  nei  collegamenti  il  fulcro  dell'attività.  Nella

          classifica del World Economic Forum sulla dotazione di infrastrutture, l'Italia
          si colloca al 54° posto, dopo Spagna e Grecia. Perde ulteriori 20 posizioni in
          graduatoria  quando  si  va  a  considerare  la  qualità  generale  delle
          realizzazioni. Il confronto con la rampante Spagna è significativo. I nostri

          vicini sul Mediterraneo 30 anni fa erano a livello di Paese in via di sviluppo.
          Bene,  dal  1995  al  2005  la  loro  rete  autostradale  è  cresciuta  del  60  per
          cento,  contro  una  media  europea  del  28.  L'Italia  è  rimasta  pressoché
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