Page 91 - L'onorata società
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In effetti, mai come nel caso delle autostrade diventa difficile individuare e
          mettere in croce un colpevole. Bisognerebbe prendere tutti i presidenti del
          Consiglio e i ministri che si sono succeduti dal 1999 a oggi. Ce ne fosse
          stato uno, a cominciare da Massimo D'Alema, passando per Romano Prodi

          fino  ad  arrivare  a  Silvio  Berlusconi,  che  sia  riuscito  a  far  prevalere  sugli
          interessi di pochi quelli del Paese, della collettività, degli utenti. Da ultime,
          le modifiche normative in tema di concessioni autostradali approvate dal
          governo di centrodestra sono state oggetto di una segnalazione da parte

          dell'Antitrust. Secondo l'Autorità potrebbero produrre l'effetto di restringere
          i  già  ridotti  spazi  per  la  concorrenza,  specie  per  le  tratte  ancora  non
          realizzate e riguardo ai futuri ampliamenti della rete. Eppure, i margini di
          manovra per una maggiore trasparenza ci sarebbero. Giorgio Ragazzi, per

          esempio,  auspica  l'istituzione  di  un  nuovo  organo  indipendente,  che
          definisca  una  tariffa  unica  nazionale  per  tutta  l'infrastruttura.  Alle
          concessionarie spetterebbe solo una parte dei ricavi, la quota sufficiente a
          remunerare il capitale investito. Gli incassi extra confluirebbero in un fondo

          statale per finanziare nuovi lavori.
              Difficile, se non impossibile. Piaccia o no, bisogna continuare a fare i
          conti con i rapporti fin troppo stretti tra i gestori e l'intera classe politica.
          Nella campagna elettorale del 2006 la società Autostrade ha deliberato un

          contributo in denaro da 20 mila a 150 mila euro in favore di tutti i partiti.
          Gli unici che l'hanno rispedito al mittente sono stati i Verdi e Rifondazione
          comunista.  L'Italia  dei  valori  prima  li  ha  accettati,  poi  ci  ha  ripensato.
          L'allora amministratore delegato Vito Gamberale, dopo avere parlato di un

          contributo messo a disposizione «nella consapevolezza e nel rispetto del
          ruolo che i partiti esercitano nel Paese a tutela dell'interesse pubblico», ha
          precisato che «con questo gesto Autostrade non intendeva affatto acquisire
          benemerenze o condizionare la libera posizione che ciascun partito può e

          deve avere».
              Il  segretario  della  Cisl  Raffaele  Bonanni  non  l'ha  mandata  giù:  «Ci
          avevano  detto  che  la  privatizzazione  sarebbe  andata  a  vantaggio  dei
          cittadini, invece è successo il contrario. La cessione di Autostrade ha creato

          un grande monopolio per alcuni privati che non hanno nemmeno rispettato
          gli  impegni.  Per  giunta  sono  scattati  aumenti  tariffari  continui  e
          ingiustificati, a fronte di un enorme incremento del traffico. È l'unico settore
          dove esiste la scala mobile». Quindi Bonanni è andato al sodo, puntando

          l'indice  sui  contributi.  Ha  parlato  di  «fatto  di  inaudita  gravità.  Bisogna
          chiedere perché costoro hanno dato soldi ai partiti e perché loro li hanno
          presi,  non  potendo  ignorare  che  c'è  un  nesso  profondo  tra  politica  e
          autostrade, che dipendono dalla politica per le tariffe e i controlli».

              È possibile ipotizzare un banalissimo rapporto di scambio, della serie tu
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