Page 89 - L'onorata società
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stesso ente regolatore, l'Anas, ha la natura giuridica di società per azioni,
          caratteristica unica nel suo genere a livello europeo.

              Ma  che  cos'è  e  come  funziona  una  concessione  autostradale?  Il

          meccanismo prevede che l'autorità pubblica, una volta definito il progetto
          di una nuova opera, lo affidi tramite una gara ai privati, che si fanno carico
          dei costi di costruzione, manutenzione e gestione. In cambio, ottengono il
          diritto  a  riscuotere  il  pedaggio  per  un  periodo  prestabilito.  La  normale

          prassi  vorrebbe  che  nella  scelta  del  soggetto  cui  affidare  l'opera  venga
          privilegiato,  a  parità  di  requisiti,  chi  prospetta  pedaggi  inferiori  da  fare
          pagare agli utenti o chi richiede la concessione per un periodo più breve.
          La  ratio  dell'istituto  è  evidente:  consentire  al  privato  di  rientrare

          dall'investimento e in seguito di guadagnarci. Dall'altra parte permettere
          allo  Stato,  almeno  in  teoria,  di  riappropriarsi  gratuitamente  dell'opera  al
          termine dell'arco di tempo pattuito. Se ciò non dovesse avvenire, secondo
          le  normative  italiana  ed  europea,  la  concessione  andrebbe  riassegnata

          mediante  una  nuova  gara  pubblica.  Intanto,  secondo  il  principio  che
          legittima  i  pedaggi,  ovvero  "paga  chi  usa",  quando  il  concessionario  ha
          ammortizzato  gli  investimenti  le  tariffe  per  gli  automobilisti  dovrebbero
          essere ridotte nella misura in cui riescano a coprire i soli costi operativi.

              Questo  è  il  modello  ideale.  La  realtà  italiana,  però,  è  molto  diversa.
          Sostiene il professor Ragazzi: «Non c'è un solo caso in cui i pedaggi sono
          stati  ridotti  una  volta  completato  l'ammortamento  finanziario,  né  è  mai
          successo che una concessione sia stata messa a gara alla sua scadenza». È

          accaduto,  invece,  che  la  società  Schemaventotto  dei  fratelli  Gilberto  e
          Luciano Benetton in 6 anni abbia moltiplicato per sei-sette volte il valore
          del  suo  investimento.  Mentre  il  costruttore  di  Tortona  (Alessandria)
          Marcellino Gavio, che si è affacciato nel settore 10 anni fa con un esborso

          piccolissimo, adesso si ritrova a capo di un impero che vale 4 miliardi. In
          totale, sono 24 le società che gestiscono in concessione i 6.500 chilometri
          di rete autostradale. Il 61 per cento fa capo ad Autostrade per l'Italia dei
          Benetton. Il gruppo Gavio, che gestisce la Milano-Torino, ne possiede poco

          meno del 20 per cento. Il 20 residuo è distribuito fra Regioni, Province e
          Comuni, che in diversi casi sono affiancati da privati.
              Dove finisce questa montagna di denaro? Nell'arco di tempo che va dal
          2000  al  2005  le  concessionarie  hanno  investito  complessivamente  4,9

          miliardi,  cioè  poco  più  del  20  per  cento  dei  21,7  miliardi  incassati  dai
          pedaggi. I lavori di ammodernamento completati sono stati il 18 per cento
          di quanto previsto dalle convenzioni stilate nel 1997-1999. La costruzione
          delle infrastrutture italiane a pedaggio è avvenuta soprattutto negli anni

          Sessanta e Settanta. Dal 1980 al 1995 la lunghezza della rete è aumentata
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