Page 84 - L'onorata società
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Non finisce qui. Il problema è che la maggior parte delle persone,
quando mette in moto, ha una dimestichezza quanto meno approssimativa
con le più banali norme del codice della strada. Secondo un sondaggio del
colosso assicurativo Axa, commissionato all'Ipsos e condotto in nove Paesi
tra i quali Germania, Gran Bretagna e Portogallo, la metà degli italiani non
conosce neppure i limiti di velocità. Ovvio che ci si senta insicuri e prevalga
la paura. Il 47 per cento degli intervistati si dichiara poco tranquillo,
quando gira. Per colpa dell'indisciplina degli altri, ma principalmente per la
cattiva condizione delle strade. Alla domanda specifica su che cosa fare per
migliorare la situazione, la risposta immediata è che bisogna intervenire
sulla qualità dell'asfalto, la tenuta dei guard rail, la manutenzione delle
infrastrutture. Solo dopo si sottolinea la necessità di insistere con i
programmi di prevenzione e le campagne di sensibilizzazione sull'alcol e
sull'uso delle cinture.
Tutte le strade escono col buco
Vaglielo a spiegare a Pietro Ciucci e Carlo Bartoli, il primo presidente e il
secondo tecnico tra i più qualificati dell'Anas. Che già di per sé rappresenta
un'anomalia nel panorama europeo. L'Azienda nazionale autonoma delle
strade, da quando è stata trasformata in società per azioni nel 2002 ha
accumulato 1,9 miliardi di perdite e finalmente nel 2008 è riuscita a
chiudere un bilancio in attivo, ma la sua natura e il suo ruolo rimangono a
dir poco confusi. Controllata al 100 per cento dal ministero dell'Economia,
gestisce 22 mila chilometri di strade, di cui 1.300 di autostrade in forma
diretta. Non basta: ha anche compiti di vigilanza e monitoraggio sulle
concessioni autostradali, funzioni evidentemente in conflitto con le
partecipazioni che detiene nel capitale di varie concessionarie. In pratica,
l'azienda è allo stesso tempo concedente, concessionaria e organo di
vigilanza.
Un papocchio in cui non si capisce chi deve fare che cosa. Ma
soprattutto di chi sono le responsabilità. Quando ai manager dell'Anas
qualcuno ha fatto notare l'impellente problema delle buche nell'asfalto dei
centri urbani e in generale della cattiva manutenzione, Bartoli ha avuto
l'ardire di replicare: «Le strade dissestate, piene di buche e male illuminate
si rivelano le più sicure perché inducono coloro che sono alla guida a
essere più attenti e ad avere maggiore prudenza». Dichiarazione che fa il
paio con un intervento di Ciucci sulle colonne del «Sole 24 Ore» dove si
sottolineava la necessità di concentrare tutte le risorse sulle grandi opere