Page 72 - L'onorata società
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non è stato dichiarato, mentre nel 50 per cento dei casi quello indicato si
dimostrava sbagliato.
Nella primavera del 2009, andando a spulciare tra i prestiti personali
che le banche concedevano per acquistare un bene specifico saltavano
fuori cose bizzarre. Come l'interesse al 15,6 per cento che Neos Banca
applicava al finanziamento per comprare un televisore. Deutsche Bank
proponeva un Tan (tasso annuo nominale, che non rappresenta l'effettivo
costo dell'operazione per il cliente) del 7,83 per cento per 5 mila euro
destinati all'acquisto di una moto. Piccolo particolare: il Taeg (l'interesse
effettivo) saliva al 10,27 per cento. Altra "offerta speciale": per un prestito
di 700 euro finalizzato all'elettronica di consumo, UniCredit Family
Financing Bank applicava un Tan del 9,44 per cento, mentre il Taeg
schizzava all'insù di ben 5 punti, al 14,56. Scusate: come mai per comprare
un televisore si passa da un tasso di finanziamento base della Banca
centrale europea dell'1 per cento a interessi a due cifre? Per una essenziale
ragione: le banche italiane - le quali per inciso anche nell'annus horribilis
2008 hanno chiuso con ottimi bilanci - continuano a scaricare costi e
inefficienze sui clienti.
Almeno ci fosse un minimo di trasparenza. Draghi, alla luce dell'azione
globale anticrisi delineata dal Financial Stability Board, l'organismo di
emanazione del G7 di cui è presidente, ci si è impuntato. Proprio in nome
della trasparenza, il governatore vuole rendere operativo a partire dal 2010
un nuovo sistema di relazioni tra intermediari finanziari e consumatori. Si
parla di semplificazione e standardizzazione delle procedure e della
modulistica, di esplicitazione dei costi per ogni singola operazione, di
schemi rigidi per evitare di piazzare prodotti che non corrispondono ai
profili di rischio della clientela. Dopo bond argentini, Cirio, Parmalat e
Lehman, meglio correre ai ripari ed evitare che si ripetano nuovi clamorosi
casi di risparmio tradito. Di più: verrebbe creato un apposito collegio
arbitrale composto da cinque membri, tre indipendenti e uno a testa in
rappresentanza della banca e dei consumatori, per giudicare sulle
controversie aperte dai cittadini. Con tanto di sanzioni nei confronti degli
istituti colpevoli di comportamenti scorretti.
Staremo a vedere. Quello che è certo è che fino a oggi le banche hanno
fatto di tutto per lasciare il consumatore nella confusione. Prendiamo un
potenziale nuovo cliente che va allo sportello a chiedere informazioni per
aprire un conto corrente. Altroconsumo ha condotto anche qui un'inchiesta,
sguinzagliando collaboratori in giro per 122 istituti di credito sparsi in sei
grandi città. Risultato: quattro volte su dieci si esce senza avere ricevuto
nemmeno i foglietti informativi. Il minimo. Per legge dovrebbero essere a
disposizione del pubblico. Invece, sono stati trovati in vista solo in 45 filiali,