Page 34 - L'onorata società
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tutto, manco a dirlo, in nome della tutela dei clienti.
              Nel  febbraio  1998,  Billè  organizza  l'iniziativa  più  clamorosa:  noleggia
          due pullman, li riempie di commercianti, e percorre l'Italia da nord a sud
          per protestare contro le misure "demagogiche" del governo. Un giorno la

          carovana fa rotta su Bettola, il paese della Valle del Nure, in provincia di
          Piacenza, dove Bersani è nato e dove vive la sua famiglia. Sosta in piazza.
          Il capogita scende, entra in un bar e chiede: «Scusate, sapete dov'è la casa
          del ministro?». Tutti si voltano e indicano: «Quello è suo padre». Il signor

          Giuseppe, ex meccanico e benzinaio, quasi si scusa: «Mio figlio, purtroppo,
          non c'è. È dovuto rimanere a Roma. Ma nessun problema, vi accompagno
          io». Papà Giuseppe inforca la bicicletta e fa da guida a Billè & soci fino a
          casa. Tempo mezz'ora e sono tutti a mangiare pane e salame e a bere un

          bicchiere di vino. Sembra una festa tra vecchi amici.
              Sergio  Billè,  62  anni,  messinese,  laureato  in  Giurisprudenza  ma  di
          professione pasticciere (mitiche le code la domenica mattina nel locale di
          famiglia,  in  pieno  centro  città),  è  stato  per  trent'anni  il  più  strenuo

          difensore  del  piccolo  commercio.  Prima  alla  Fipe  (Federazione  italiana
          pubblici  esercenti).  In  seguito,  dal  1995  al  2005,  alla  guida  della
          Confcommercio.  È  finito  disarcionato  per  un'inchiesta  giudiziaria  che  l'ha
          visto  anche  agli  arresti  domiciliari  con  l'accusa  di  corruzione.  Una  storia

          complicata, nata dall'acquisto di un palazzo a Roma da parte del finanziere
          Stefano Ricucci, pagato 12,5 milioni e rivenduto a Billè (dopo 52 giorni) per
          60.  Secondo  i  magistrati  inquirenti,  quei  soldi,  attinti  per  giunta  da  un
          conto riservato del presidente di Confcommercio di cui nessuno conosceva

          l'esistenza,  sarebbero  stati  destinati  al  finanziamento  delle  scalate  di
          Ricucci, per prima quella a Rcs-Corriere della Sera. Vedremo.
              A parte la battaglia contro le liberalizzazioni, Billè in precedenza si era
          distinto nello scontro sulla cosiddetta minimum tax (con relative serrate),

          considerata «l'ultima delle tante vessazioni che ogni giorno ci impone uno
          Stato che non funziona». Successivamente è stato protagonista di un'aspra
          polemica con Federdistribuzione, l'associazione delle società della grande
          distribuzione,  che,  a  dispetto  degli  interessi  contrastanti,  fa  comunque

          parte  di  Confcommercio.  Federdistribuzione,  guidata  da  Giovanni  Cobolli
          Gigli (attuale numero uno della Juventus, allora amministratore delegato
          della Rinascente), era arrivata a un passo dall'uscita dall'organizzazione, in
          netto contrasto con la gestione Billè.

              Carlo  Sangalli,  nominato  presidente  di  Confcommercio  nel  febbraio
          2006,  ha  esordito  proprio  ricucendo  lo  strappo  con  i  megastore.
          Un'operazione politica di grande significato. D'altra parte, il nostro uomo è
          un politico navigato. Che mai sarà una mediazione in più, per chi nella vita

          ne  ha  fatte  a  decine?  Settantadue  anni  ottimamente  portati,  laureato  in
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