Page 28 - L'onorata società
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Fois  non  riescono  a  mettersi  d'accordo  sull'interpretazione,  più  o  meno
          rigida,  più  o  meno  elastica,  da  dare  alla  legge  di  Soru.  E  sono  tutti
          esponenti del centrosinistra. Quello che conta davvero, in questo settore,
          non  è  la  politica,  ma  la  forza  delle  lobby.  «Purtroppo,  i  tavoli  di

          concertazione  sono  falliti»  ammette,  un  po'  imbarazzato,  Antonio  Mulas,
          assessore  al  Commercio  di  Quartu.  «L'apertura  domenicale  deve  essere
          vista come un servizio alla collettività. Forse a Quartucciu la situazione è
          differente dalla nostra. In ogni caso, non è facile arrivare a una soluzione,

          quando  agli  incontri  si  ritrovano  due  amministrazioni,  decine  di
          rappresentanti di categoria, e altrettanti esponenti sindacali.» Già, provate
          voi a riunire Ascom, Confesercenti, Unione nazionale consumatori, Adusbef,
          Adiconsum, Federconsumatori, Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs, eccetera

          eccetera.
              I commercianti sono tanti e potenti. Per giunta hanno la sindrome della
          categoria  bistrattata:  a  livello  fiscale,  per  le  politiche  urbanistiche,  per
          l'attacco  della  grande  distribuzione.  Spesso  hanno  ragione,  altrettanto

          spesso torto. Fatto sta che quando si tratta di tutelare i propri interessi non
          scherzano.  Se  c'è  da  alzare  barricate  per  il  mantenimento  del  regime
          attuale  e  per  il  rispetto  della  chiusura  domenicale  diventano
          agguerritissimi.  Pronti  a  mostrare  i  bilanci  in  discesa  verticale,  a  portare

          dati sui costi che il prolungamento degli orari comporterebbe, a chiedere,
          specie nei periodi di crisi, meno tasse (a partire dalla revisione degli odiati
          studi  di  settore).  Carlo  Sangalli,  presidente  di  Confcommercio,  è
          perentorio:  «L'apertura  domenicale  estesa  a  livello  nazionale  sarebbe  la

          fine. Per migliaia di piccoli negozi non resterebbe che la chiusura». C'è da
          credergli.  Ma  se,  fatti  quattro  conti,  conviene  tenere  aperto,  ecco  che
          scattano le classiche eccezioni che confermano la regola. Come per il 25
          aprile  2009.  Per  la  festa  della  Liberazione  in  molte  città  le  saracinesche

          sono rimaste alzate, al pari di un qualsiasi giorno feriale.
              Il bello è che il 25 aprile hanno tenuto aperto anche molti esercizi di
          Cagliari,  legge  Soru  o  non  legge  Soru.  «Non  ci  accaniremo  certo  nelle
          verifiche» aveva dichiarato il giorno precedente Paolo Carta, assessore alle

          Attività produttive del capoluogo sardo. «Fantastico. Solo noi qui a Quartu
          e  Quartucciu  eravamo  chiusi»  allarga  le  braccia  Giancarlo  Corradetti,
          direttore del centro commerciale Le Vele.




                                                Prendi uno e paghi tre



          Un'annosa  battaglia,  quella  tra  distribuzione  organizzata  e  negozi
          tradizionali.  Combattuta  con  tutti  i  mezzi,  anche  proibiti.  Dove  è  assai
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