Page 22 - L'onorata società
P. 22
Non finisce qui. L'Italia non premia affatto chi arriva fino in fondo. Il
famoso pezzo di carta resta tale di nome e di fatto. Il rapporto
sull'appiattimento delle retribuzioni redatto da Unioncamere nel 2008
mostra come un laureato, sempre che non arrivi a ruoli dirigenziali, una
volta inserito nel mondo del lavoro riesce a portare a casa una busta paga
che supera quella di un diplomato o con la licenza media di 1.600 euro
all'anno, 120 euro (lordi) al mese. Senza contare il precariato, quei 2,8
milioni di lavoratori a tempo determinato o con contratti di collaborazione,
metà dei quali, secondo l'Istat, restano "atipici" fino a 40 anni.
È l'amaro risveglio dei nostri neodottori, alle prese con un sistema che,
oltre a non premiare i migliori, arriva a truccare i concorsi e, soprattutto,
offre stipendi da fame. Motivo per cui molti fanno le valigie e scappano
all'estero. Gente in gamba. Come Francesco Petitta, che si è laureato e ha
fatto il dottorato in Matematica alla Sapienza di Roma. Dopo la tesi, ha
ottenuto co.co.pro (contratti a progetto) di sei mesi e ha lavorato un altro
anno e mezzo senza una retribuzione fissa, ma con sporadici "compensi per
attività didattica". Esasperato, se ne andato: subito un contratto di ricerca
a Granada, in Spagna, e poi un post dottorato in un centro di eccellenza di
Oslo, in Norvegia. A Roma Petitta guadagnava 800 euro al mese e doveva
accontentarsi di un tavolino senza il computer, ricavato in una stanza in cui
40 dottorandi più un numero variabile di "abusivi" si contendevano le otto
sedie a disposizione. A Oslo il suo stipendio era di 3.200 euro. Netti.
Di storie come questa ne esistono a centinaia. Si potrebbe parlare di
Francesco Giacosa, fisico precario in Germania ma con un mensile di 2 mila
euro. Della biologa Carla Tripisciano, 110 e lode, emigrata in Polonia. Di
Luca Riccardo Formenti, biotecnologo, che ha sostenuto un colloquio con
un professore in Danimarca che non aveva mai visto prima e il giorno dopo
ha iniziato il suo dottorato. Di Valentina Carbone, che si è laureata
brillantemente in Economia e commercio all'università di Napoli e chiede di
poter fare attività di ricerca. Le sorridono: «Signorina, non sprechi il suo
tempo, pensi ad altro, non sa le file che ci sono...». Valentina adesso
insegna in una delle famose Grandes Écoles francesi. Ha avuto una borsa
di studio, successivamente un posto da professoressa e oggi ha a
disposizione un budget annuale da impiegare, appunto, nella ricerca.
Intanto, dalle nostre parti, mentre si mortificano i talenti e si offre loro
un posto da comparsa in concorsi universitari per posti già assegnati a
parenti, amici e amici degli amici, il 24 luglio 2007 l'università di Torino
conferiva la laurea honoris causa in Economia aziendale a Jonella
Francesca Ligresti. Primogenita del costruttore-finanziere-assicuratore
Salvatore Ligresti, Jonella, 42 anni, la donna manager più pagata d'Italia
(oltre 5 milioni di euro l'anno), si è ritrovata però al centro di una polemica