Page 19 - L'onorata società
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sanitaria (non per niente Barack Obama ci studia), un minimo di tenore di
          vita. Una volta, forse, era così. Oggi non più. Roger Abravanel, per 34 anni
          manager  della  McKinsey,  colosso  della  consulenza  aziendale,  nel  suo
          ultimo  saggio, Meritocrazia,  è  perentorio:  «L'Italia  è  probabilmente  la

          società più disuguale e ingiusta del mondo occidentale».
              Gli  Stati  Uniti  hanno  un'alta  disuguaglianza  sociale,  ma  anche  un'alta
          mobilità:  ci  sono  molti  più  poveri,  ma  non  sono  sempre  gli  stessi.  La
          Francia  e  gli  altri  Paesi  dell'Europa  continentale  sono  caratterizzati  da

          minore  disuguaglianza  e  minore  mobilità.  Quelli  scandinavi,  grazie  a  un
          welfare molto costoso, sono ad alta uguaglianza e alta mobilità. L'Italia? La
          nostra è una posizione unica: abbiamo un'alta disuguaglianza e una bassa
          mobilità.

              Soltanto  il  3  per  cento  dei  figli  degli  operatori  agricoli  non  qualificati
          riesce  a  salire  qualche  gradino  nella  scala  sociale,  contro  il  5,8  della
          Francia, il 7,6 della Gran Bretagna, l'8,7 degli Stati Uniti e il 13,6 per cento
          della Svezia. Le cose vanno più o meno nello stesso modo per le famiglie

          operaie nei settori industriali. Siamo un Paese a mobilità zero. Passare da
          una classe a un'altra è molto più difficile che negli anni Sessanta, Settanta
          e Ottanta. Oggi non c'è niente da fare: i ricchi rimangono ricchi e i poveri
          restano poveri. Andrea Neri, ricercatore della Banca d'Italia, ha pubblicato

          uno studio che prende in esame due diversi periodi, gli anni 1989-1998 e
          1995-2004. La possibilità di elevazione sociale tende progressivamente a
          diminuire. Il 75 per cento delle famiglie che nel 1995 si trovavano in basso,
          nel 2004 erano nella stessa posizione e il 75 per cento delle famiglie più

          agiate è rimasto allo stesso livello. Solo il 13 per cento ha sperimentato
          movimenti verso l'alto, ma l'11 per cento si è mosso in direzione inferiore.
          Riguardo poi all'ipotesi di fare carriera partendo dalla "gavetta", il classico
          uomo delle pulizie che diventa manager, be', è praticamente inesistente.

          Gli ex operai che arrivano a posizioni di responsabilità sono il 3,2 per cento,
          contro il 10 dell'Inghilterra, l'11 della Francia e il 12,8 degli Stati Uniti.
              Fin  qui  il  grande  tema  della  mobilità  sociale.  Quanto  alle
          disuguaglianze, il problema viene spietatamente confermato da una ricerca

          sulle  risorse  umane  delle  Nazioni  Unite:  l'Italia  è  superata  solo  da  Stati
          Uniti  e  Gran  Bretagna.  Il  reddito  del  10  per  cento  della  popolazione  più
          ricca  è  11,6  volte  superiore  a  quello  del  10  per  cento  dei  più  poveri;  il
          rapporto  è  di  15,9  negli  Usa,  13,8  nel  Regno  Unito,  9  in  Francia  e  6  in

          Danimarca.  I  sociologi  utilizzano  anche  un  altro  parametro,  molto
          complesso,  il  cosiddetto  indice  di  Gini:  in  sostanza,  più  è  alto  e  più  la
          società è diseguale. Dopo gli Usa che hanno un Gini 40, ci sono Italia e
          Regno Unito con 36. La Germania è a 28, la Danimarca a 24.

              Differenze  che  si  sono  accentuate  nell'ultimo  decennio.  Vogliamo
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