Page 20 - L'onorata società
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vedere, per esempio, che cosa è successo sul fronte dei redditi, delle stock
option, dei superbonus riservati ai manager? Dal 2000 al 2008, le 40
maggiori società quotate in Borsa hanno pagato a un migliaio di dirigenti
compensi superiori al milione all'anno, per un totale di 2,4 miliardi di euro.
Ognuno di loro, in 12 mesi, ha guadagnato quanto un impiegato medio
porta a casa in 37 anni. L'ex amministratore delegato di Telecom, Carlo
Buora, è arrivato a incassare la media di 7,5 milioni di euro l'anno, 461
volte lo stipendio medio di un suo dipendente. Per quanto concerne
l'ammontare dei salari dei lavoratori, l'Italia è al 23° posto tra i Paesi
dell'Ocse: un dipendente senza carichi di famiglia intasca circa 15.800 euro
netti all'anno, poco più di 1.100 euro al mese considerando la tredicesima.
Il 17 per cento in meno della media delle 30 nazioni più industrializzate,
che è di 19 mila euro. Facendo un paio di conti, si può dire che un italiano
prende mediamente il 44 per cento in meno di un inglese, il 28 di un
tedesco e il 18 di un francese.
Se negli anni Novanta il rapporto fra la retribuzione di un lavoratore e
quello di un dirigente della stessa azienda era di 1 a 95, ora siamo a 1 a
500. Uno squilibrio mostruoso. Una sorta di nuova aristocrazia manageriale
si appropria di talmente tanti soldi che è francamente indecente sostenere
che siano meritati, cioè proporzionati ai servizi resi, pur altamente
qualificati. No, si tratta di una cifra che si motiva semplicemente con la
posizione di potere ricoperta. Peraltro non sottoposta a sistemi di controllo
e bilanciamenti.
Come se non bastasse, in un Paese dove la pressione fiscale ha
superato il 43 per cento del Pil, l'evasione tocca i 100 miliardi all'anno.
Periodicamente si ricorre a un condono. Che può assumere diverse
denominazioni ("tombale", "scudo fiscale" per il rientro dei capitali
all'estero, e via con i termini fantagiuridici), ma che non cambia la
sostanza: pagare le tasse è un optional. O, se si preferisce, una pratica da
poveri cristi. Dalle dichiarazioni dei redditi del 2008 si scopre che solo
382.663 persone, appena lo 0,9 per cento, denuncia un imponibile
superiore a 100 mila euro. E sopra i 50 mila euro si colloca appena il 4,3
per cento della popolazione. La solita storia, quella del gioielliere con il
reddito uguale a una maestra. Domanda: chi se le compra, allora, le 2
milioni e 500 mila auto con una cilindrata superiore a 2.000? Per non
parlare delle barche, un fenomeno che coinvolge ogni anno 40 mila nuove
patenti nautiche e oltre 30 mila rinnovi. La patente è prevista unicamente
per imbarcazioni grandi o dotate di motori potenti e scade dopo 10 anni:
30 mila rinnovi all'anno portano a una stima di almeno 300 mila
supernatanti. Secondo l'associazione Contribuenti.it, il 61 per cento di
yacht e di auto di lusso sono nelle mani di nullatenenti. Evidentemente, il