Page 15 - L'onorata società
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L'impossibilità di essere normali



          Metti  che  uno  abbia  un'idea  e  voglia  scommetterci,  trasformarla  in
          business,  fondarci  sopra  un'impresa.  Per  prima  cosa  deve  affrontare  il

          problema  di  trovare  i  quattrini.  Chi  glieli  dà?  Le  banche?  Riccardo
          Pietrabissa,  prorettore  del  Politecnico  di  Milano  per  la  sede  staccata  di
          Lecco,  nonché  presidente  di  Netval,  l'associazione  fra  43  atenei  che  si
          occupa di trasferimento tecnologico e nascita di start-up universitarie, ne

          sa  qualcosa  di  pellegrinaggi  presso  gli  istituti  di  credito  in  cerca  di
          finanziamenti.  «Non  ti  danno  un  centesimo  nemmeno  se  si  ha  la
          certificazione di qualità del Politecnico, che pure è importante e dovrebbe
          aprire molti canali. Figurarsi se può farcela un giovane, anche brillante e

          laureato a pieni voti, che si muove da solo.»
              Ma  lasciamo  perdere  l'odissea  dei  finanziamenti  e  il  comma  22  delle
          garanzie: può ottenere un prestito solamente chi ha già i soldi, ma chi i
          soldi  li  ha  già  non  ha  bisogno  di  chiedere  un  prestito.  Ammesso  e  non

          concesso che la questione finanziaria possa essere risolta. si entra in un
          tunnel  nel  quale  non  si  intravede  la  luce:  la  burocrazia.  Unioncamere,
          l'organismo che riunisce le Camere di commercio, ne stima il costo per le
          imprese in 16,6 miliardi all'anno: ogni azienda spende, per essere in regola

          con la miriade di adempimenti legali e amministrativi, 1.000 euro al mese.
          Aprire bottega, poi, è un'odissea. Periodicamente, a destra come a sinistra,
          si lancia un magnifico progetto chiamato "Impresa in un giorno". Aspetta e
          spera. Avviare una qualsiasi attività in Italia è molto più difficile e costoso

          che in Kirghizistan o in Madagascar, in Colombia, Mongolia o in Namibia.
          Per  acquisire  tutti  i  permessi  occorrono  62  giorni  lavorativi,  16  pratiche
          diverse  e  una  spesa  di  5  mila  dollari.  In  Francia  bastano  53  giorni,  15
          pratiche e quasi 4 mila dollari. In Germania, 45 giorni, 10 pratiche, 4 mila

          dollari. Negli Stati Uniti, solo 4 pratiche, che si possono completare in 4
          giorni a un costo di 166 dollari. In Europa se la passano molto meglio quelli
          che  vivono  nei  Paesi  scandinavi.  In  Svezia  sono  sufficienti  13  giorni  e  si
          spendono  664  dollari.  Sarà  una  coincidenza,  ma  il  livello  di  corruzione  è

          molto più basso.
              Nell'ultima  edizione  dell'annuale  rapporto Doing business, stilato dalla
          Banca mondiale, dove si fa la classifica dei Paesi in cui conviene investire,
          ci ritroviamo nella poco gratificante posizione numero 65, sei gradini più in

          basso rispetto ai 12 mesi precedenti. Davanti a noi, a parte gli Stati Uniti,
          Singapore,  la  Svizzera,  l'Europa  intera  e  tutti  i  membri  dell'Ocse,
          compaiono Perù, Botswana, Giamaica e Samoa. La ricerca diventa ancora
          più  imbarazzante  se  si  vanno  a  guardare  i  singoli  parametri.  Scendiamo

          ulteriormente in graduatoria (83° gradino) in fatto di procedure e permessi
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