Page 10 - L'onorata società
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1. Il potere logora chi non ce l'ha







              Non  è  un  Paese  per  giovani.  Il  capo  del  governo  ha  73  anni,  il
          presidente della Repubblica 84. Il 53,5 per cento degli imprenditori ha più
          di  60  anni.  L'età  media  dei  professori  di  scuola  superiore  supera  i

          cinquanta. Gli ultrasettantenni sono il 63 per cento tra i liberi professionisti,
          il 50,5 per cento tra i docenti universitari, il 44 per cento tra i banchieri e i
          leader  della  finanza.  I  risultati  del  rapporto Urg!  Urge  ricambio
          generazionale, frutto di una ricerca condotta dal Cnel, sono spietati: prima

          dei  40  anni  è  difficile  affermarsi  e  staccare  il  cordone  ombelicale  con  la
          famiglia  di  origine.  Nel  2005,  un  anno  dopo  la  laurea,  aveva  trovato
          un'occupazione il 56,9 per cento dei giovani. Nel 2006 siamo scesi al 53,
          nel 2007 al 47 per cento.

              Non è un Paese per donne. Il tasso di occupazione femminile è 12 punti
          al  di  sotto  della  media  europea  e  20  punti  inferiore  rispetto  a  quello
          maschile.  Non  basta:  le  donne  che  lavorano,  secondo  l'Eurispes,
          guadagnano in media il 16 per cento meno dei colleghi uomini. Quanto alle

          posizioni di vertice, le donne dirigente non superano il 13 per cento. E sono
          appena tre quelle che siedono nei consigli d'amministrazione delle prime
          50 società quotate in Borsa.
              Non è un Paese per meritevoli. Domanda: «Quanto viene applicato il

          principio  del  merito  nel  suo  ambito  professionale?».  Il  35,8  per  cento
          risponde «in maniera modesta», il 22,2 per cento «sostanzialmente mai». I
          dati  emergono  dal  rapporto Generare  classe  dirigente,  realizzato  da
          università  Luiss  di  Roma,  Fondirigenti  (fondazione  promossa  da

          Confindustria  e  Federmanager)  e  Associazione  management  club.  Un
          danno enorme. Anche economico. L'insieme delle pratiche e delle politiche
          che non premiano il talento, la capacità e il valore degli individui, pesa, in
          base ai parametri utilizzati, da un minimo del 3 a un massimo del 7,5 per

          cento del Pil. Significa che ognuno di noi paga, in termini di minore reddito
          disponibile, tra i 1.080 e i 2.671 euro all'anno.
              Non  è  un  Paese  per  menti  libere.  Nei  concorsi  universitari  si  sa  in
          anticipo il nome del vincitore, tanto lo stabiliscono i baroni. Si fa carriera

          unicamente  giurando  fedeltà  al  potente  di  turno.  E  non  parliamo  del
          vecchio  vizio  della  raccomandazione.  Il  48,6  per  cento  degli  italiani
          dichiara: «Contano più le conoscenze che le regole». E il 58 per cento non
          avrebbe problemi a chiedere una "spintarella" pur di lavorare e avere uno

          stipendio fisso.
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