Page 9 - L'onorata società
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chiave: commercio al dettaglio alimentare e non alimentare, distribuzione
          di farmaci e di carburanti, servizi bancari e assicurativi. La conclusione è
          che la chiusura e le inefficienze che caratterizzano questi settori costano ai
          consumatori 20 miliardi all'anno, quanto una manovra finanziaria, l'1,3 per

          cento  del  Pil.  Figurarsi  la  cifra  finale,  se  si  aggiungono  gli  altri  terreni
          protetti, dalle telecomunicazioni all'energia, dalle autostrade ai trasporti.
              Basta, dunque, discutere sui massimi sistemi: la rivincita dello Stato sul
          mercato,  le  privatizzazioni  e  le  liberalizzazioni,  il  protezionismo  e  la

          concorrenza. Gli italiani non ne possono più. Si accontenterebbero di non
          dover subire, oltre il danno, la beffa. In concreto, di non essere costretti a
          sopportare i disservizi e doverli pure pagare. D'altronde si sa: i monopolisti
          si arricchiscono, le lobby strillano, i baroni dominano. E a mettere mano al

          portafoglio è sempre Pantalone.




                                      Nome per nome, ecco chi blocca il Paese


          Questo  libro  è  un  viaggio  dentro  l'”onorata  società"  italiana  e  le  cento,

          mille castine che la compongono. Un libro che parte con la fotografia di
          tutti  i  mali  del  Paese,  uno  per  uno.  Per  poi  andare  a  evidenziare  i  vizi
          privati  e  le  pubbliche  virtù  delle  categorie,  dei  professionisti,  degli
          imprenditori,  degli  uomini  di  finanza,  dei  docenti  universitari,  dei  signori

          della  salute.  Si  raccontano  storie  che  fanno  sbellicare  dalle  risate,  come
          quella del centro commerciale spaccato in due, perché i comuni di Quartu e
          Quartucciu, in provincia di Cagliari, non si mettono d'accordo sugli orari di
          apertura,  oppure  drammatiche,  come  nel  caso  di  chi  per  una  visita

          cardiologica deve sottoporsi a un'attesa di 390 giorni. Si parla di giovani
          che  hanno  sperato  invano  in  un  dottorato  nei  nostri  atenei,  mentre  in
          Europa  o  negli  Stati  Uniti  hanno  avuto  la  possibilità  di  lavorare  nei  più
          importanti  programmi  di  ricerca.  Ma  soprattutto  si  smascherano  gli

          intramontabili interessi corporativi, vera causa del mancato sviluppo. Con
          un'aggiunta, affatto trascurabile: qui si fanno nomi e cognomi. Una sorta di
          catalogo  dei  "grandi  frenatori".  E  per  ognuno  si  svelano  aneddoti,
          retroscena,  scelte  concrete.  Proprio  per  dimostrare  che  la  colpa  non  è

          sempre e solo del sistema. Se il Paese è bloccato, le responsabilità sono
          chiare. Magari anche un po' nostre. In fondo, l'Italia siamo noi.
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