Page 170 - L'onorata società
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possono essere infinite. Tanto il meccanismo dei controlli regionali non
funziona: al massimo (oggi, dopo gli scandali) si verifica il 10 per cento
delle Sdo (Schede di dimissione ospedaliera) pervenute. E non da un punto
di vista sostanziale, ma solo di compilazione formale. Quanto alle ispezioni,
fino al 2007 seguivano questa regola: venivano preannunciate 48 ore
prima alla direzione sanitaria...
Ammalati di politica
Così funziona la sanità privata italiana. Quanto a quella pubblica, i mali
sono noti. Passano gli anni, ma nessuno fa niente. C'è un libro
straordinario. Si intitola Dall'altra parte. Lo hanno scritto tre medici: Sandro
Bartoccioni, Gianni Bonadonna e Francesco Sartori. La sorte li aveva portati
(Bartoccioni, nel frattempo, è morto) appunto dall'altra parte, cioè a essere
gravemente ammalati. All'improvviso si imbattono nella paura, nel dolore,
e di riflesso nella voglia di vivere. Ma soprattutto: per la prima volta ai loro
occhi si rivelano le contraddizioni del sistema, affetto anch'esso da evidenti
patologie. Scoprono che la sanità, il loro ambiente, è pensata e organizzata
per tutto e per tutti tranne che per chi soffre.
Basta pensare alle liste d'attesa. La riduzione dei tempi per le visite
figura regolarmente nei programmi elettorali sia del centrodestra sia del
centrosinistra. Si sperava che la soluzione potesse venire dai Cup, i Centri
unici di prenotazione regionali. Invece, si scopre che la situazione, negli
ultimi cinque anni, si è aggravata. Secondo il Rapporto Pit-Salute 2008,
stilato da Cittadinanzattiva e dal Tribunale del malato, per un
ecocolordoppler si può aspettare fino a 720 giorni, per una mammografia
420, per un pap test 180, per una risonanza magnetica urgente (sic!) 150.
Non va meglio per le visite specialistiche: 390 giorni per l'appuntamento
con un cardiologo, 180 con un neurochirurgo, 120 con un oculista. Quanto
agli interventi chirurgici, il record è l'attesa di 1.080 giorni per una protesi
all'anca, ma non scherzano nemmeno i 210 giorni per un'ernia e i 180 per
un'operazione all'intestino.
L'alternativa è sempre la stessa: mettere mano al portafoglio e
rivolgersi al privato. A quel punto non c'è alcun problema: si fissa un
appuntamento e via. Con la cosiddetta intramoenia (stessa struttura
ospedaliera, stessi medici, ma con un canale privilegiato proprio perché a
pagamento), i 120 giorni necessari per un ecocardiogramma si riducono
magicamente a 10 e i 150 per una visita neurologica si trasformano in un
fantastico: «Ci vediamo domani». Chi può, non ci pensa due volte. Del
resto, come si fa? Nel 45 per cento dei casi la scelta dell'intramoenia è