Page 167 - L'onorata società
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stessa. A pagare è sempre lo Stato, attraverso le convenzioni e gli
accreditamenti delle Regioni. A riprova, le cliniche non accreditate sono
appena 66 e sono diminuite del 45 per cento in un decennio. Per
completare il quadro, i privati si concentrano sui Drg (Diagnosis related
groups, i rimborsi concessi per ogni singola prestazione) più remunerativi,
quelli delle specializzazioni hi-tech, della cardio e neurochirurgia,
dell'ortopedia ricostruttiva. In poche parole, sulla medicina d'avanguardia.
Mica allestiscono reparti ad alto costo e a basso impatto sul bilancio.
Secondo i dati del Cergas-Bocconi, appena l'8 per cento delle strutture
private ha un pronto soccorso, contro l'80,7 di quelle pubbliche. Stesso
discorso per la rianimazione, dove le percentuali sono rispettivamente del
7,6 e del 54,1 per cento. Per quanto riguarda i dipartimenti di emergenza si
scende al 4 per cento nelle case di cura contro il 49,2 degli ospedali
pubblici.
Concepito in questo modo, il mercato sanitario non può che fare gola.
Non per niente ogni giorno qualcuno annuncia di voler fare shopping per
crescere e qualcun altro di voler vendere per fare cassa. Innanzitutto, come
spiegano gli esperti, si tratta di un mercato anticiclico, che cioè non risente
delle crisi e anzi appare in forte espansione, considerato l'invecchiamento
della popolazione. Ma la sua caratteristica principale è di essere,
sostanzialmente, un mercato protetto. Fare l'imprenditore della sanità
significa avere risultati noti in anticipo e garantiti. Tot posti letto, tot
entrate per l'attività svolta (stabilite a priori dai famosi Drg), moltiplicato
per la rotazione dei pazienti e per l'occupazione dei letti: un calcolo
elementare e si ottengono immediatamente i ricavi. Soldi sicuri. Qualsiasi
studente al primo anno di ragioneria sarebbe capace di stendere un
business plan e di indicare le previsioni di crescita a cinque e dieci anni.
Niente rischio d'impresa, nessun mercato da conquistare con le unghie e
con i denti. Certo, occorre investire un po' di milioni in una costruzione
scintillante e in attrezzature ultramoderne. Assicurarsi qualche bel nome di
specialista con un sontuoso contratto, in modo da garantirsi ottima qualità
e forte attrattività verso i pazienti (in particolare quelli provenienti da fuori
regione). Poi, è chiaro, bisogna saper gestire e creare efficienza. Cosa
possibile, senza i lacci e laccioli della burocrazia e le liturgie sindacali: è
sufficiente mettere a punto un'organizzazione del lavoro che non produca
sprechi e che, al contrario, faccia funzionare i laboratori e le costosissime
apparecchiature mattino, pomeriggio e sera. Detto tutto questo, la
clientela è assicurata. E il bilancio si stende da sé.
Peccato per un piccolo dettaglio: che ogni settimana salti fuori uno
scandalo. Vogliamo parlare della Santa Rita di Milano, la "clinica degli
orrori"? Purtroppo se la ricordano tutti. Nella Lombardia di Roberto