Page 168 - L'onorata società
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Formigoni  e  di  Luigi  Lucchina,  il  potente  direttore  generale  della  sanità
          regionale, dove l'intervento privato è stato spinto al massimo e dove, sul
          versante pubblico, le Asl, gli ospedali e i primariati sono appannaggio di
          Comunione  e  liberazione  (new  entry,  Giancarlo  Cesana  alla  guida  della

          Fondazione Policlinico), ebbene è proprio qui, in questa Lombardia in cui la
          sanità  è  un  modello  e  ha  pure  i  conti  in  ordine,  che  i  Francesco  Paolo
          Pipitone  e  i  Pier  Paolo  Brega  Massone  hanno  potuto  compiere  le  loro
          malefatte.

              Pipitone,  notaio  siciliano,  proprietario  della  clinica,  faceva  ai  medici
          contratti  a  prestazione:  più  operavano,  più  guadagnavano.  Un  sistema
          frequente, nelle strutture private. Solo che Pipitone andava oltre. Spingeva
          all'alterazione dei Drg. Lo scopo era notificare alla Regione gli interventi

          più impegnativi e costosi. Ergo, i noduli al seno si trasformavano in tumori
          per  giustificare  la  resezione  della  mammella,  qualsiasi  problema
          respiratorio  finiva  per  comportare  l'asportazione  del  polmone,  e  via  di
          questo passo con il florilegio di oscenità individuate dai pm Grazia Pradella

          e  Tiziana  Siciliano.  Pipitone  ha  patteggiato  una  pena  di  quattro  anni  e
          quattro mesi. Vedremo, adesso, come andrà a finire il processo per Brega
          Massone,  i  suoi  aiuto  Pietro  Fabio  Presicci  e  Marco  Pansera,  che  lo
          seguivano senza discutere, e gli altri medici coinvolti nello scandalo. Loro

          non  si  tiravano  mai  indietro.  E  forse  erano  persino  più  avidi  di  Pipitone.
          Brega Massone si autodefiniva "l'Arsenio Lupin della chirurgia". Qualunque
          cosa, pur di prendere il bisturi in mano e arricchirsi. Naturalmente la sua
          linea  difensiva  è  quella  del  grande  specialista  le  cui  scelte  sono  state

          compiute  "in  scienza  e  coscienza".  Lui  ha  fatto  tutto  per  il  bene  del
          paziente.  Che  molti  ci  abbiano  rimesso  la  pelle  è  una  sorta  di  incidente
          collaterale. Povero Ippocrate. E, soprattutto, poveri pazienti.
              Non  si  tratta  purtroppo  di  un  caso  isolato.  Alla  clinica  Humanitas  di

          Rozzano (Milano), l'ex primario di Cardiochirurgia Roberto Gallotti è stato
          condannato a quattro anni e dieci mesi per un omicidio preterintenzionale
          e cinque lesioni volontarie: metteva bypass a malati che non ne avevano
          bisogno.  E  «in  violazione  del  consenso  informato»,  ottenuto  «in  maniera

          fraudolenta», tacendo ai pazienti le principali informazioni utili a capire a
          che  cosa  sarebbero  andati  incontro.  Il  giudice  parla  di  «cottimo  della
          cardiochirurgia». Lo stesso Rotelli è indagato per falso e truffa al Servizio
          sanitario  nazionale:  secondo  la  Procura  di  Milano  il  gruppo  San  Donato

          avrebbe gonfiato le richieste di rimborso fino a dieci volte il dovuto. Anche
          don Verzé ha avuto in passato e ha tuttora guai con la clinica Ville Turro,
          controllata dal San Raffaele, dove è attivo un quotato centro per lo studio
          dei  disturbi  del  sonno.  Il  neurologo  Luigi  Ferini  Strambi  prescriveva  tre

          giorni di degenza per condurre gli esami che in strutture analoghe venivano
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