Page 149 - L'onorata società
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cerebrali  infantili  e  di  conseguenza  per  la  loro  cura.  Furono  costretti  a
          lasciare il Policlinico Gemelli, dove fin dal 1995 avevano ottenuto risultati
          promettenti,  per  sottrarsi  al  nepotismo  universitario.  «Il  primario  di
          Oncologia  pediatrica,  Renato  Mastrangelo,»  ha  raccontato  Iavarone  «ci

          imponeva  di  inserire  il  nome  del  figlio  nelle  nostre  pubblicazioni.  Ci
          impediva di scegliere i collaboratori. Non lasciava spazio all'autonomia di
          ricerca.»
              L'ultimo addio è quello di Rita Clementi, 47 anni, tre figli, una laurea in

          Medicina  a  Pavia  e  due  specializzazioni,  in  Pediatria  e  Genetica  medica.
          Alle spalle anni di precariato, borse di studio, co.co.co, contratti a progetto,
          come quello che aveva con l'Istituto di genetica dell'università di Pavia. Nel
          2004 Rita Clementi ha pubblicato come prima firma un articolo sul «New

          England Journal of Medicine» dove esponeva i risultati delle sue ricerche:
          alcune  forme  di  linfoma  maligno,  sosteneva,  possono  avere  origine
          genetica, perciò è ereditabile dai genitori la predisposizione a sviluppare
          questa  forma  tumorale.  Una  scoperta  tutelata  da  un  brevetto,

          successivamente  lasciato  decadere,  in  quanto  le  istituzioni  presso  cui
          lavorava non l'hanno ritenuta abbastanza interessante. Al contrario, alcuni
          gruppi di ricerca stranieri hanno approfondito i suoi studi, diventati ormai
          parte integrante dei loro progetti. Rita Clementi ha detto basta. Ha deciso

          di accettare un'offerta proveniente dalla Boston University. Prima però, nel
          giugno 2009, con una lettera aperta a Napolitano ha scagliato un pesante
          atto d'accusa. «Vado via con rabbia,» ha scritto «con la sensazione che la
          mia abnegazione e la mia dedizione non siano servite a nulla. Vado via con

          l'intento  di  chiedere  la  cittadinanza  dello  Stato  che  vorrà  ospitarmi,
          rinunciando a essere italiana.» Da noi la ricerca è malata. Ma è sufficiente
          aumentare gli stanziamenti? «No» risponde nella sua lettera Rita Clementi.
          «Se  il  malcostume  non  verrà  interrotto,  se  chi  è  colpevole  non  sarà

          rimosso,  se  non  si  faranno  emergere  i  migliori,  gli  onesti,  dare  più  soldi
          avrebbe come unica conseguenza quella di potenziare le lobby che usano
          le università e gli enti di ricerca come feudo privato.»
              Le  Rite  Clementi  non  si  contano.  Edoardo  Boncinelli,  professore  di

          Biologia e genetica all'università Vita-Salute del San Raffaele di Milano ed
          ex  direttore  della  Scuola  internazionale  superiore  di  studi  avanzati  di
          Trieste (Sissa), sostiene: «È ancora peggio del clientelismo dei baroni di
          una volta. È un clientelismo diffuso del quale nessuno è responsabile e dal

          quale tutti si chiamano fuori. Tutti convengono che così non si può andare
          avanti, ma la colpa è sempre degli altri. E non succede nulla».
              Negli stessi giorni in cui era scoppiato il caso Clementi, ha annunciato di
          voler partire per gli Stati Uniti, meta Atlanta, anche Ilaria Capua, 43 anni,

          romana,  massimo  esperto  di  influenza  aviaria  e  della  cosiddetta
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