Page 145 - L'onorata società
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precedenti, chiedono spazio, sono pronti al ricambio. Ovunque. Tranne che
          da noi.
              A  recuperare  il  gap  di  formazione  superiore  non  è  servita  la  famosa
          riforma  del  3+2  introdotta  dall'ex  ministro  Letizia  Moratti.  I  suoi  effetti,

          peraltro molto discussi, si sono rapidamente esauriti. Tanto meno è stata
          utile  la  proliferazione  dell'offerta  di  corsi  di  studio.  Una  situazione  che
          sfiora  il  ridicolo.  Le  cifre  provengono  dallo  stesso  ministero:  in  Italia
          esistono 95 università, con 320 sedi staccate (in media, oltre 3 per ateneo,

          spesso in piccole cittadine). Un autentico assalto alla diligenza. Che cosa
          c'è di meglio per un politico che portare un'università nel proprio collegio
          elettorale,  anzi  nel  borgo  natio?  Significa  prestigio,  posti  di  lavoro,  voti.
          Tanto una cattedra non si nega a nessuno. Con buona pace della qualità e

          dei quattrini buttati al vento. Risultato: i corsi di laurea sono la bellezza di
          5.879, di cui 37 con un solo studente. In Lombardia, oggi, si contendono gli
          allievi nove facoltà di Economia. A Cassino, provincia di Frosinone, 33 mila
          abitanti,  oltre  all'università  "autoctona",  hanno  aperto  succursali  sia  La

          Sapienza sia l'ateneo di Tor Vergata. A Pesche (Isernia) non c'è nessuna
          scuola superiore, tuttavia l'Università del Molise vi ha allestito cinque corsi,
          tre in Biologia, uno in Informatica e uno in Scienze forestali. Idem a Borgia
          (Catanzaro),  dove  l'Università  della  Magna  Grecia  ha  pensato  bene  di

          collocare  una  sede  di  Farmacia.  Sono  nati  corsi  assurdi,  come  Tecniche
          dell'allevamento  del  cane  di  razza  e  Educazione  cinofila  (a  Pisa)  o,  per
          restare  in  argomento,  Scienze  dell'allevamento,  igiene  e  benessere  del
          cane e del gatto (a Bari). Ancora: Scienze del fiore e del verde (Pavia),

          Grafologia  (Urbino,  chiuso  a  causa  dell'eccessivo  numero  di  professori  a
          contratto  rispetto  ai  30  studenti),  Scienze  e  tecnologia  del  packaging
          (Parma), Scienze dello sport e del fitness (Camerino), e via elencando.
              Un'offerta  didattica  eccezionale.  Se  non  fosse  di  scarsissimo  valore,

          oltre  che  in  buona  parte  inutile.  Il  World  University  Rankings  2008,  la
          classifica delle migliori 200 università del mondo, pubblicata annualmente
          dal  «Times»  di  Londra,  vede  come  unica  rappresentante  italiana
          l'università  di  Bologna,  al  192°  posto.  Nelle  prime  quattro  posizioni,  le

          americane Harvard e Yale e le inglesi Cambridge e Oxford, al 28° posto e
          prima delle francesi, l'École Normale Supérieure di Parigi.
              Non sarà tutta colpa loro, ma sui nostri professori è meglio stendere un
          pietoso velo. «Il Sole 24 Ore» è andato a spulciare i dati e le tabelle che

          accompagnavano  la  circolare  della  Ragioneria  generale  dello  Stato  sul
          "conto  annuale  del  personale".  Ha  scoperto  che  per  un  docente
          universitario il "tempo pieno" si concretizza in un impegno di tre ore e 39
          minuti  al  giorno,  per  cinque  giorni  alla  settimana  e  252  giorni  all'anno.

          Riescono addirittura a essere meno presenti gli assistenti. A tempo pieno,
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