Page 134 - L'onorata società
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possono effettivamente partecipare al mercato energetico».
              Eccolo  il  nodo  cruciale:  l'apertura  della  rete.  Già  in  passato  l'Eni  si  è
          ritrovata  sul  banco  degli  imputati.  Secondo  il  commissario  alla
          Concorrenza,  l'olandese  Neelie  Kroes,  il  colosso  attualmente  guidato  dal

          vicentino  Paolo  Scaroni  (che  dal  2002  al  2005  aveva  ricoperto  la  stessa
          carica,  amministratore  delegato,  all'Enel)  avrebbe  tenuto  condotte
          scorrette nella gestione dei gasdotti Tenp e Transitgas (di cui detiene il 50
          e il 47 per cento delle quote) in arrivo dall'Olanda, attraverso Germania e

          Svizzera,  nonché  del  gasdotto  Tag  (controllato  all'89  per  cento),
          proveniente  dall'Austria.  In  concreto,  l'Eni  avrebbe  appunto  impedito,  o
          quanto  meno  ostacolato,  l'accesso  alla  rete  ai  concorrenti.  Per  tutta
          risposta,  Scaroni  &  C.  sono  andati  dritti  al  cuore  del  problema.  A  loro

          giudizio  la  Commissione  persegue  un  obiettivo  preciso:  la  cessione
          obbligatoria dei gasdotti, per separarne la proprietà rispetto alle società di
          approvvigionamento e di vendita. Una scelta che «oltre ad andare al di là
          di  quanto  previsto  dalla  disciplina  del  settore,  che  si  limita  a  prevedere

          l'obbligo della separazione gestionale delle reti, esporrebbe non solo l'Italia
          ma l'Unione europea a un deterioramento della sicurezza delle forniture di
          gas, come dimostrato dalla recente crisi tra Ucraina e Russia». A sostegno
          delle tesi dell'Eni è intervenuto in prima persona Claudio Scajola, ministro

          per lo Sviluppo economico, offrendo ulteriore linfa al vento anti-Bruxelles.
          «L'Europa»  ha  dichiarato  secco  «deve  imparare  a  essere  meno
          burocratica.»




                                             La rete è mia e la gestisco io



          Sarà pure vero. Ma in tutti i servizi a rete è opportuno che l'infrastruttura
          sia  separata  dall'offerta  finale  del  prodotto.  Altrimenti  non  si  potrà  mai
          parlare di mercato libero. Chi si occupa dei binari ferroviari deve essere un

          soggetto  terzo  rispetto  a  chi  fa  viaggiare  i  treni.  Idem  per  i  cavi  a  fibra
          ottica nei confronti delle società che distribuiscono l'adsl, internet veloce. E
          la  stessa  distinzione  non  può  che  valere  per  chi  controlla  elettrodotti  e
          gasdotti nei riguardi di quanti portano la luce e il gas direttamente nelle

          case e nelle fabbriche.
              Senza  liberalizzazione  della  rete,  addio  liberalizzazione.  L'ha  ribadito
          chiaro  e  tondo  Ortis,  nella  sua  ultima  relazione  annuale.  Visto  che
          l'operatore in posizione dominante non ha alcun interesse a fare entrare

          nel  mercato  potenziali  concorrenti,  e  non  c'è  aumento  tariffario  che  lo
          possa spingere in questa direzione, occorre intervenire a livello normativo.
          Ergo:  «Resta  urgente  l'attuazione  della  legge  del  2003  e  successive
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