Page 127 - L'onorata società
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minimo disorientato. Il numero uno dell'Ente nazionale aviazione civile è di
fatto il responsabile dei cieli italiani. Ha compiti decisivi di governo nel
trasporto aereo, dall'assegnazione delle licenze di volo alla tutela della
sicurezza e dei diritti dei passeggeri. Riggio, 62 anni, è un siciliano di
Barrafranca, provincia di Enna. Docente di Diritto pubblico, uomo navigato,
di estrazione democristiana. È stato nominato al vertice dell'Enac nel 2003,
governo Berlusconi, su indicazione dell'allora ministro dei Trasporti Pietro
Lunardi, di cui Riggio era consulente. Riconfermato da Romano Prodi e
ancora da Berlusconi, vanta ottimi rapporti con buona parte dell'emiciclo
parlamentare, da Gianni Letta a Pier Luigi Bersani a Franco Marini.
La situazione generale del trasporto aereo? A parere di Riggio «l'Italia è
un mercato assolutamente aperto, tanto che secondo i dati internazionali è
al quinto posto in classifica. Anche sulle tariffe la concorrenza è forte».
Quando gli si chiede del monopolio venutosi a creare tra Milano e Roma in
seguito alla fusione Alitalia-Air One, Riggio risponde candido: «Sì, ma qui
presto scatterà la concorrenza con il treno ad Alta velocità».
Fin che la barca va
Uno spera che con la vicenda Alitalia si sia toccato il fondo. Invece no. Se
dai cieli ci si sposta sul mare, spunta la Tirrenia. Un altro baraccone, anzi
l'emblema di tutti i baracconi. Un'idrovora che succhia quattrini ai
contribuenti. Mentre sulla qualità delle navi e dei servizi è meglio stendere
un pietoso velo: provate a chiedere che ne pensano gli abitanti dell'isola
d'Elba o delle Eolie. Controllata al 100 per cento dal Tesoro attraverso
Fintecna, tra debiti (747 milioni di euro a fine 2007) e costo del personale
(3 mila persone tra marinai e impiegati) la Tirrenia sarebbe dovuta fallire
da un pezzo. Le spese correnti si aggirano intorno ai 540 milioni contro 370
milioni di ricavi. Se l'ingloriosa Alitalia perdeva un milione al giorno, qui
siamo su un ragguardevole mezzo milione...
Si stima che mantenere in vita la compagnia di navigazione sia costato
agli italiani, negli ultimi 15 anni, più di 2 miliardi. Adesso si parla di
privatizzazione. L'autunno 2009 potrebbe essere il momento giusto.
Sempre che ci siano compratori. La carretta del mare, questa volta, pare
essersi incagliata davvero. Il governo ha ricevuto una lettera dalla
Commissione europea con cui si boccia il prolungamento fino al 2009 della
convenzione tra Stato e Tirrenia: accordo che prevede l'erogazione di altri
65 milioni all'anno per i prossimi tre. Da più parti si invoca di farla finita
una volta per tutte.
Marco Ponti, docente di Economia dei trasporti al Politecnico di Milano,