Page 121 - L'onorata società
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deragliamenti  in  così  poco  tempo  sono  senza  dubbio  un  campanello
          d'allarme.  Poi,  a  fine  giugno  c'è  stata  la  tragedia  di  Viareggio.  Un  treno
          merci carico di gas che arriva in città, letteralmente esplode e provoca una
          trentina  di  morti.  Uomini,  donne,  vecchi,  bambini  sorpresi  dalle  fiamme

          entrate dentro casa nel sonno o mentre guardano la televisione.
              Certo,  la  causa  sta  nell'asse  di  uno  dei  vagoni  che  ha  ceduto  e  di
          conseguenza  le  eventuali  colpe  vanno  cercate  in  quanti,  addetti  alla
          manutenzione  o  altro,  non  hanno  impedito  che  ciò  potesse  accadere.

          Anche  se  mai  come  in  questo  caso  sarà  dura  risalire  alle  responsabilità
          dirette, tra pezzi di treno di una società e pezzi di un'altra, magari di due
          nazioni  diverse.  Comunque,  Viareggio  ha  dimostrato  che  il  sistema  delle
          regole e dei controlli non riesce a stare al passo con la velocità con cui una

          miriade di soggetti entra nel mercato ferroviario italiano grazie agli spiragli
          della liberalizzazione. Quando i carri sono immatricolati da noi, l'Agenzia
          della sicurezza dispone delle informazioni necessarie sugli anni di revisione.
          Ma se arrivano dall'estero, su queste notizie basilari scende il buio.

              Non  solo:  dall'incidente  di  Viareggio  arriva  l'ennesima  conferma
          dell'incapacità  italiana  di  avere  visioni  strategiche,  di  programmare  gli
          investimenti, di pensare all'interesse del Paese anziché a quello di pochi. In
          questo  quadro,  una  maggiore  concorrenza  non  farebbe  che  bene  al

          sistema.  Ma  gli  effetti  in  termini  di  risparmi  e  miglioramento  dei  servizi
          possono  prodursi  unicamente  in  un  quadro  di  regole  certe.  Invece,  la
          prospettiva  di  liberalizzare  il  settore  ferroviario  a  partire  dal  2011  sulla
          tratta Milano-Napoli lascia già intravvedere problemi e polemiche.

              La prospettiva è allettante e nasce da una legge voluta nel 2000 da Pier
          Luigi  Bersani.  Sono  stati  necessari  10  anni,  ma  a  breve  i  binari  dell'Alta
          velocità  vedranno  correre  anche  i  treni  privati  della  Nuovo  trasporto
          viaggiatori, società fondata da Luca Cordero di Montezemolo, Diego Della

          Valle, Giovanni Punzo e dall'ingegnere ferroviario Giuseppe Sciarrone. Non
          mancano i partner internazionali: le ferrovie di Stato francesi (Sncf) sono
          entrate  con  il  20  per  cento.  I  nuovi  convogli  di  ultima  generazione,  in
          costruzione  nei  cantieri  della  Alstom,  saranno  lunghi  200  metri,  avranno

          460 posti su 11 carrozze, senza le due motrici in testa e in coda. Ne sono
          stati ordinati 25 di tipo Agv (Automotrice à grande vitesse), che detengono
          il  record  mondiale  di  velocità  su  rotaia:  574  chilometri  all'ora.  In  Italia
          andranno un po' più piano: a 300. Gli interni sono stati firmati da Giorgetto

          Giugiaro. A bordo, connessione a internet e tv con le news.
              Tutto  bene?  Nemmeno  per  sogno.  La  società  di  Montezemolo  e  le
          Ferrovie  sono  già  allo  scontro.  Sul  quale  è  dovuta  intervenire  l'Antitrust.
          Catricalà ha annunciato l'apertura di un'istruttoria «nei confronti del gruppo

          Ferrovie dello Stato e della controllata Rfi, (Rete ferroviaria italiana)», per
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