Page 116 - L'onorata società
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Più i conti vanno giù, più la buonuscita va su
Difficile pensare che i pendolari possano accontentarsi delle parole del
presidente delle Ferrovie dello Stato, Innocenzo Cipolletta. Il quale, nel
corso dell'annuale Workshop Ambrosetti di Cernobbio, si è scusato
apertamente: «Mi fa male al cuore offrire un servizio non adeguato ai
cittadini, che non hanno quello che dovrebbero avere». Non è il primo,
Cipolletta, e non sarà l'ultimo, che si cosparge il capo di cenere. Quattro
anni fa, il suo predecessore, Elio Catania, aveva ammesso testuale:
«Sappiamo che abbiamo un debito con loro». Prima di lui, Giancarlo Cimoli,
nel 1997 faceva mea culpa e prometteva «aria condizionata in tutti i
vagoni».
Se si entra nel terreno degli impegni non mantenuti, si può essere certi
di rimanerci impigliati. Specialmente se si vanno a rileggere certe
affermazioni dei politici. Due esempi per tutti. Alessandro Bianchi, ministro
dei Trasporti del governo Prodi: «Vi faremo viaggiare su treni confortevoli,
senza sovraffollamento e con il rispetto degli orari». Raffaele Costa, prima
di lui allo stesso dicastero, nel 1993 decise di metterci la faccia. Salì su un
treno a Santhià e scese a Novara, ma la faccia gli si era sbiancata: «Su
questo problema dovremo intervenire», dichiarò.
Gli anni sono passati e sappiamo com'è andata a finire. Sappiamo
anche che a fronte delle parole al vento e dei bilanci perennemente in
perdita, i signori delle Ferrovie sono stati "promossi", mandati a mettere a
posto altre compagnie statali o parastatali. Non prima, ovvio, di aver
incassato faraoniche buonuscite. Cimoli nel 2004 si aggiudicò un bonus-
incentivo di 6,5 milioni per passare all'Alitalia. Catania, che attualmente
presiede l'Atm di Milano (l'azienda dei trasporti), quando nel 2006 lasciò
l'incarico al tandem formato da Mauro Moretti e Innocenzo Cipolletta, fu al
centro di un mistero: la cifra esatta della sua liquidazione. Il «Corriere della
Sera» scrisse che si trattava di oltre 4 milioni, «Il Sole 24 Ore» sosteneva
che fossero il doppio, mentre le associazioni dei consumatori spararono la
cifra bomba di 10 milioni. La deputata radicale Donatella Poretti depositò
un'interrogazione parlamentare per conoscere la verità. Rispose l'allora
sottosegretario all'Economia Massimo Tononi: «Una clausola di riservatezza
ne impedisce la diffusione».
Nel 2008, una relazione della Corte dei conti presentata al Parlamento
ha risolto l'enigma. Elio Catania ha percepito un "trattamento di fine
rapporto" pari a 8.535.089,69 euro. Non è tutto. Quando nel 2006 saltò
pure la poltrona dell'amministratore delegato di Trenitalia, Roberto
Testore, questi si portò a casa 2.354.925,85 euro. Per quanto riguarda gli
stipendi dei manager, dal rapporto dei magistrati contabili viene fuori una