Page 113 - L'onorata società
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ha ritenuto colpevole di molestie sessuali, ignorando la giustificazione data
dall'uomo: «Ma avete idea delle condizioni in cui viaggiamo noi pendolari?
Schiacciati come sardine. È inevitabile che gli sguardi si incrocino».
Appiccicati ma con lo sguardo a terra, dunque. Funziona ogni giorno
così, tra carrozze sporche, prive di ogni genere di comfort, spesso con la
toilette chiusa. Ma è chiaro che il vero problema sono i ritardi. Ogni
viaggiatore abituale ne accumula 100 ore l'anno. Legambiente da tempo
pubblica un'indagine chiamata Pendolaria. Buttiamo un occhio a quella del
2008: dall'11 al 14 novembre, nella fascia oraria che va dalle 7 alle 10 del
mattino, i volontari dell'associazione hanno tenuto sotto controllo i treni
locali in arrivo nelle stazioni di Milano, Torino, Genova, Verona, Bologna,
Roma, Napoli, Bari e Palermo. La statistica prende in considerazione
soltanto i ritardi di oltre 5 minuti rispetto all'orario previsto. Bene, su 1.438
convogli monitorati, 534, più di un terzo, sono giunti a destinazione al di là
del limite. Primato negativo, Palermo, con il 48 e passa per cento di
cartellini rossi e 18 minuti in media persi per strada. Il capoluogo siciliano
vince anche la classifica assoluta, con l'espresso per Roma che è approdato
nella capitale 170 minuti oltre la tabella di marcia prevista: quasi tre ore.
Le cose non vanno meglio a Napoli (47 per cento di ritardi), Milano (43),
Roma (42), Bologna (36).
Tempo sottratto al lavoro, alla famiglia, ai passatempi. Ci si potrebbe
consolare con i rimborsi. Per chi viaggia in Eurostar, scattano in automatico
dopo i 25 minuti. Sembra semplice: uno guarda l'orologio, fa una
sottrazione, vede che ne ha diritto e va negli appositi uffici. Ma lì
cominciano subito gli inghippi. Intanto ti sballottano da una coda all'altra.
Poi non è detto che l'impresa vada a buon fine, come dimostra questa
storia, raccolta da un'associazione dei consumatori. È sabato sera: un
Eurostar accumula la bellezza di 1 ora e 14 minuti di ritardo sulla tratta
Rimini-Milano, che di regola si dovrebbe percorrere in 2 ore e 46 minuti.
L'arrivo, anziché alle 23, slitta a dopo mezzanotte. Con tutte le
conseguenze del caso: metropolitana chiusa e obbligatorio ritorno a casa in
taxi a 12 euro. La mattina seguente in molti presentano richiesta di
rimborso. Ma nei giorni successivi si vedono recapitare nella cassetta
postale una lettera di Trenitalia: si informa il «gentile utente» che nulla gli
è dovuto. Come mai? Semplice. Di quei 74 minuti, 21 sono causati da un
non meglio precisato sciopero del personale. Altri 32 sono da ascrivere a
non specificati problemi tecnici «non dovuti alla nostra volontà». E i 21
minuti rimasti non sono sufficienti per avere diritto al rimborso.
L'altra velocità