Page 11 - Mani in alto
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Una settimana dopo, interno del carcere
«Ranuzzi c’è un pacco per te!»
La voce del secondino echeggia secca lungo il corridoio e arriva di rimbalzo nella
cella.
Romano Ranuzzi si sta tagliuzzando i peli delle narici con un paio di forbicine da
donna.
«Ti stanno chiamando… ma per chi ti fai bello? Non mi sembra che ci siano tante
donne qui dentro» brontola il compagno di cella.
«Non ci sono donne qui, ma fuori sì, se improvvisamente arriva un’amnistia e ci
sbattono fuori tutti, mica posso perdere tempo dopo».
«Ranuzzi!» chiama ancora con voce stridula il secondino dal corridoio.
«Arrivo… arrivo…»
Ranuzzi si avvia flemmaticamente verso la porta della cella.
«Ecco il tuo pacchetto».
«Il pacco dei miei maroni, ormai avete spiegazzato tutte le pagine!»
«Ranuzzi, devi ringraziare che ti arriva, se ti lamenti dovevi pensarci prima, se ti
comportavi bene a quest’ora non eri qui»
«Ma va ban a caghèr!»
Romano Ranuzzi ogni tanto perde la calma, anche a un ladro gentiluomo come lui
ama definirsi, qui in prigione i nervi saltano. Come previsto dal ferreo regolamento
del carcere, per ricevere i libri da fuori, aveva fatto la sua domandina.
Il sottoscritto detenuto Romano Ranuzzi prega cortesemente di poter ricevere… e
via via con tutti quei convenevoli ossequiosi cui un carcerato deve sottostare. Per
ogni cosa, anche la più ovvia, si deve fare una richiesta scritta, sperando che sia
accolta.
In galera Romano Ranuzzi lo chiamano tutti il Bello, ma questo genere di
soprannomi appartiene alla schiera degli appellativi che non si usano per rivolgersi
direttamente a chi lo porta, ma per parlarne in sua assenza.
Romano Ranuzzi si pulisce il viso e getta l’asciugamano sul letto. Poi ripone con
cura in una scatola di cartone il libro di Sartre, che Daniele gli ha recuperato in una
libreria del centro. Oltre a interessarsi del filosofo francese, è appassionato delle
teorie di Cesare Lombroso e delle gesta di Lord Lister, il famoso ladro gentiluomo
inglese
Daniele era molto legato a Romano, anche se in galera c’era finito per colpa sua.