Page 14 - Mani in alto
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Evasioni e rapine















           Di fughe rocambolesche dal carcere di San Giovanni in Monte ce ne sono state

          tante. Tra i detenuti il loro ricordo rifiorisce ogni volta che svanisce la speranza di
          qualche sconto di pena, un diavolo di cavillo giuridico, odore di amnistia o qualche
          cavolo d’indulto, un qualsivoglia accidente che faccia uscire da queste mura.
           Un’evasione davvero avventurosa ci fu nel ’44.

           In galera c’erano tantissimi partigiani. Il comando della settima Gap organizzò un
          piano di fuga dal carcere.
           Furono scelti dodici partigiani, tre indossarono la divisa tedesca, cinque si
          travestirono da repubblichini e quattro da prigionieri. Alle ore ventidue del 9 agosto

          di una calda e afosa serata, arrivarono di fronte al carcere a bordo di due 1100
          mimetizzate.
           C’era l’oscuramento e nel silenzio totale un partigiano, travestito con l’uniforme
          tedesca, ordinò alla guardia carceraria di aprire il portone. Entrarono in otto, mentre

          gli altri quattro aspettavano fuori. Riuscirono a liberare circa quattrocento detenuti
          politici e, per creare maggior confusione, alcune centinaia di detenuti comuni.
           Molti di quei dodici partigiani furono poi catturati e uccisi. Tempesta e Terremoto
          furono fucilati tra la terra grigia e argillosa dei calanchi di Sabbiuno.

           «Ma tu li hai conosciuti Tempesta e Terremoto?» chiede Paolo mentre passeggia nel
          cortile.
           «Terremoto l’ho visto solo una volta, invece con Tempesta ci ho fatto qualche
          azione insieme» risponde il Bello scalciando un pallone di stracci.

           «Op-op-op dài passa che faccio gol».
           Sul muro di cinta della prigione è stata disegnata una porta da calcio con la vernice
          bianca.
           «Gol! Gol! Non vedo l’ora di fare gol in una vera porta».

           Dal cortile del carcere s’intravedono squarci di città: il campanile della chiesa e i
          tetti rossi di Bologna. Dalle grate si possono scorgere alcune abitazioni; un paio di
          finestre, un terrazzino o un ballatoio con i panni stesi al vento. A volte
          s’intravvedono persino persone affaccendate nelle loro intimità domestiche.

           La vicinanza del mondo esterno fa serpeggiare una strana eccitazione tra i detenuti
          che sognano, una volta usciti, di trasformarsi da banditi a gangster.
           Imperversano bande di fuorilegge dai nomi più fantasiosi: la Banda del Destino, la
          Banda del Lunedì, la Banda Dovunque o la Banda del soldato nero Jim Brown.
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