Page 19 - Mani in alto
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quello di via dell’Orso! Le donne io non voglio pagarle, sono loro che devono fare
la fila per correre da noi!»
«Si potrebbe fare dodici alla schedina come quel sardagnolo che ha vinto
settantasette milioni».
«E tu, Daniele, che dici, sei un po’ sardagnolo anche tu…»
«Ma Daniele ha la sua Maria, cosa vuoi che gliene freghi».
Le stradine del centro di Bologna sono tiepide e tranquille, la gente è apatica e
sembra accontentarsi di quello che offre la società. In tanti cercano di accaparrarsi
privilegi con il nuovo potere, passando senza dignità dall’altra parte.
«Non capisco quelli che per avere un posto al sole rinnegano il passato» dice
Daniele.
«Sono solo dei buffoni!» dice Paolo.
«Meglio un nemico coerente che un pagliaccio, un paiàz!» ribadisce il Bello.
In casa del Bello si parlava solo dialetto, i suoi erano di Ozzano dell’Emilia, un
paesino agricolo ai piedi delle colline orientali di Bologna.
«Sono tutti dei buffoni!» esclama Paolo sotto il portico di via dell’Indipendenza.
«Buffoni!»
«Buffoni!» ripetono in coro i tre amici verso i passanti.
«L’ultimo che arriva a toccare le palle al Gigante paga da bere a tutti!» grida
improvvisamente Paolo correndo verso la fontana in piazza Nettuno.