Page 21 - Mani in alto
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zacchete».

           L’imbrunire sospira sotto i portici e attende con pazienza che il pomeriggio si ritiri.
           Un uomo grasso e sudaticcio ha appena schivato indispettito quella combriccola,
          una coppia anziana rivolge un’occhiata curiosa e benevola.

           Paolo, con la destrezza e la spavalderia di un semplice gesto dell’indice e del
          pollice della mano destra, lancia in aria quella scatola di cerini decisiva.
           Poche brevi piroette e la scatola atterra sul marciapiede di via Ugo Bassi.
           I tre amici si chinano per scoprire ciò che il destino ha riservato loro, perché tutto
          dipende da come quella scatola di cerini è caduta sul selciato.

           «Testa!» esclama Paolo masticando il bocchino della pipa.
           A Daniele sfugge un sorriso, poi si adombra immediatamente: sa bene che alla sua
          Maria la cosa non potrà fare certo piacere.

           «Meglio un giorno da leoni che una vita da pecore!» esclama il Bello.
           Lo pensano tutti e tre.
           Sono uniti da un’eccitazione innaturale, provano l’emozione per qualcosa di
          superiore. Un destino speciale ha assegnato loro un compito che sancisce un patto
          per la pelle. Un compito crudele che fa a pugni con la normalità di una vita

          mediocre.
           «Stasera andiamo a visitare l’appartamento di qualche signorotto che è in vacanza
          al mare».

           «E nei prossimi giorni diamo un’occhiata a qualche bottega, magari una
          gioielleria…»
           L’aria del crepuscolo è ancora calda. I portici trattengono il calore della giornata
          poi lo lasciano andare man mano che si fa sera. Soltanto da qualche corte interna
          giunge un alito di frescura.


           La bottega è in fondo alla strada e sembra non aspettare altro che una visita: è
          sistemata in un posto tranquillo lontano da occhi indiscreti. In strada non c’è nessuno

          a quest’ora della notte, ormai anche gli ultimi ubriachi si sono addormentati da
          qualche parte.
           La porticina sul retro non oppone resistenza, basta infilare un fil di ferro nella

          serratura, un colpetto con la spalla e di colpo l’uscio si spalanca.
           «Prego si accomodi…» sussurra il Bello accompagnando il beffardo invito con un
          eloquente gesto del braccio.
           Paolo entra e in pochi secondi è già dietro alla cassa. Romano lo segue mentre
          Daniele resta fuori a controllare che non si affacci qualche curioso, molte finestre

          sono aperte per far entrare un po’ di aria fresca.
           Il signor Anselmo nella sua bottega tiene un po’ di tutto. Come tanti bottegai ha fatto
          in modo di poter vendere cose di generi diversi, dal salame ai quaderni, dal sapone

          alle collane anche di un certo valore.
           «Qui però c’è una miseria che fa i cinni…» si lamenta il Bello rovistando tra gli
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