Page 92 - Gomorra
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"Abbiamo  fatto  altri  due  pezzi!  E  quegli  altri  hanno  fatto  un  pezzo  nel  Terzo
            Mondo."

                 La televisione era il modo migliore per tenere il passo in tempo reale con la guerra
            senza  dover  fare  telefonate  compromettenti.  Da  questo  punto  di  vista  l'attenzione
            mediatica che la guerra aveva attirato su Scampia era un vantaggio strategico militare.
            Ciò che però mi aveva colpito di più era il termine "pezzo". Pezzo era il nuovo modo

            per  definire  un  omicidio.  Anche  Pikachu  quando  parlava  dei  morti  della  guerra  di
            Secondigliano parlava dei pezzi fatti dai Di Lauro e dei pezzi fatti dagli scissionisti.
            "Fare un pezzo": un'espressione mutuata dal lavoro a cottimo, l'uccisione di un uomo
            equiparata alla fabbricazione di una cosa, non importa quale. Un pezzo.


                 Io e Pikachu iniziammo a passeggiare e mi raccontò dei ragazzini del clan, la vera
            forza dei EH Lauro. Gli chiesi dove si riunivano e lui si propose di accompagnarmi, lo
            conoscevano  tutti  e  voleva  dimostrarmelo.  C'era  una  pizzeria  dove  la  sera  si
            incontravano.  Prima  di  andarci  passammo  a  prendere  un  amico  di  Pikachu,  uno  di
            quelli  che  facevano  da  tempo  parte  del  Sistema.  Pikachu  lo  adorava,  lo  descriveva
            come una sorta di boss, era un riferimento tra i ragazzini di Sistema perché aveva avuto
            il compito di rifocillare i latitanti e, a suo dire, fare la spesa direttamente alla famiglia

            Di Lauro. Si chiamava Tonino Kit Kat, perché divorava quintali di snack. Kit Kat si
            atteggiava a piccolo boss, ma io mi mostravo scettico. Gli facevo domande a cui si
            scocciava di rispondere, e così alzò il maglione. Aveva tutto il torace pieno di lividi
            sferici.  Al  centro  delle  circonferenze  viola  apparivano  grumi  gialli  e  verdastri  di
            capillari sfasciati.


                 "Ma che hai fatto?"
                 "Il giubbetto..."
                 "Giubbetto?"
                 "Sì, il giubbetto antiproiettili..."
                 "E mica il giubbetto fa questi lividi?"
                 "Ma le melanzane sono le botte che ho preso..."


                 I lividi, le melanzane, erano il frutto dei colpi di pistola che il giubbotto fermava un
            centimetro prima di arrivare a entrare nella carne. Per addestrare a non avere paura
            delle armi facevano indossare il giubbotto ai ragazzini e poi gli sparavano addosso. Un
            giubbotto da solo non bastava a spingere un individuo a non fuggire dinanzi a un'arma.
            Un giubbotto non è il vaccino alla paura. L'unico modo per anestetizzare ogni timore

            era  mostrare  come  le  armi  potevano  essere  neutralizzate.  Mi  raccontavano  che  li
            portavano in campagna, appena fuori Secondigliano. Gli facevano indossare i giubbotti
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