Page 91 - Gomorra
P. 91
d'Italia. Questo cane usciva spesso sul pianerottolo di casa. Un giorno sentendo
qualcuno dietro la porta della casa di fronte, solitamente vuota, iniziò a grattarla con le
unghie delle zampe. Dopo pochi secondi una raffica di mitra sputata da dietro la porta
lo prese in pieno. Pikachu mi raccontava la cosa riproducendomi tutti i rumori:
"Tratratra... Careca morì subito subito... e la porta pam... si aprì... di botto."
Pikachu si mise per terra vicino a un muretto, seduto sul sedere con i piedi poggiati
al muro e le braccia che mimavano il calcio di un mitra in mano. Mi fece vedere come
era posizionata la sentinella che gli aveva ammazzato il cane. Sentinella sempre dietro
la porta. Seduta, con dietro la schiena un cuscino e le piante dei piedi poggiate ai lati
della porta. Una posizione scomoda per evitare che venga il sonno e soprattutto perché
sparare dal basso verso l'alto avrebbe eliminato con certezza chiunque si fosse parato
dinanzi alla porta, senza colpire la sentinella. Pikachu mi raccontò che quando avevano
ucciso il cane, per scusarsi diedero dei soldi alla famiglia, e poi lo invitarono a entrare
in casa. Nella casa dove un'intera paranza era nascosta. Ricordava tutto, le stanze
vuote, solo con dei letti, un tavolo e la televisione.
Parlava veloce Pikachu, gesticolando forte e disegnandomi posizioni, movimenti
dei membri della paranza. Nervosi, tesi, e con un personaggio che aveva "gli ananassi"
al collo. Gli ananassi sono le bombe a mano che gli uomini delle paranze portano
addosso. Pikachu raccontò che c'era un cesto vicino a una finestra, pieno di ananassi. I
clan camorristici hanno sempre avuto una particolare predilezione per le bombe a
mano. Ovunque gli arsenali dei clan erano colmi di bombe a mano e anticarro, tutte
provenienti dall'est Europa. Pikachu raccontava che nella stanza passavano ore a
giocare alla playstation e lui aveva sfidato e battuto tutti i membri della paranza.
Vinceva sempre e gli promettevano che "un giorno di questi mi portavano con loro a
sparare veramente".
Una delle leggende del quartiere, una di quelle a cui crescono ancora i capelli,
racconta infatti che Ugo De Lucia giocava ossessivamente a Winning Eleven, il
videogioco del calcio più celebre della playstation. In quattro giorni avrebbe
commesso - secondo le accuse - non solo tre omicidi, ma anche terminato un
campionato di calcio al videogame.
Ciò che racconta il pentito Pietro Esposito detto "Kojak" invece non sembra essere
una leggenda. Era entrato in una casa dove Ugo De Lucia stava disteso sul letto davanti
alla televisione commentando le notizie: