Page 87 - Gomorra
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attraversa  il  viso.  Forse  credeva  che  uscire  di  casa  per  un  attimo,  un  frammento  di
            minuti, non sarebbe stata cosa pericolosa. È però bastato. Lo stesso giorno gli Spagnoli
            fanno  fuori  Salvatore  Barra  in  un  bar  a  Casavatore.  A  Napoli  quel  giorno  arriva  il
            Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi a chiedere alla città di reagire, a
            lanciare  parole  di  coraggio  istituzionale,  di  vicinanza  dello  Stato.  Avvengono  tre
            agguati solo nelle ore del suo intervento.


                 Il 15 gennaio sparano in pieno viso a Carmela Attrice, madre dello scissionista
            Francesco Barone, "'o russo", indicato nelle indagini come uomo stretto dei McKay. Da
            tempo la donna non usciva di casa, così per eliminarla usano un ragazzino come esca.
            Citofona. La signora lo conosce, sa bene chi è, non pensa a nessun pericolo. Scende
            ancora in pigiama, apre il portone, e qualcuno le punta la canna della pistola in faccia e

            spara. Sangue e liquido cerebrale escono dalla sua testa come da un uovo rotto.

                 Quando  arrivai  sul  luogo  dell'agguato,  alle  Case  Celesti,  non  avevano  ancora
            messo  il  lenzuolo  sul  corpo.  Le  persone  camminavano  nel  suo  sangue,  lasciando  le
            orme ovunque. Deglutii forte, un modo per calmare lo stomaco. Carmela Attrice non
            era  scappata.  L'avevano  avvertita,  sapeva  che  suo  figlio  stava  con  gli  Spagnoli,  ma
            l'incertezza della guerra di camorra è questa. Nulla è definito e chiaro. Tutto diviene

            vero solo quando si compie. Non esiste nelle dinamiche del potere, del potere totale,
            qualcosa che vada oltre il concreto. E così fuggire, rimanere, scappare, denunciare,
            divengono  scelte  troppo  sospese,  incerte,  ogni  consiglio  trova  sempre  un  contralto
            gemello,  e  solo  qualche  accadimento  concreto  può  far  prendere  una  decisione.  Ma
            quando avviene, la decisione non si può che subirla.


                 Quando si muore per strada si finisce con un chiasso orrendo intorno. Non è vero
            che  si  muore  da  soli.  Si  finisce  con  facce  che  non  si  conoscono  davanti  al  naso,
            persone che toccano gambe e braccia per capire se il corpo è già cadavere o vale la
            pena  chiamare  l'autoambulanza.  Il  viso  dei  feriti  gravi,  il  volto  delle  persone  che
            stanno  per  morire  sembrano  tutti  accomunati  dalla  stessa  paura.  E  dalla  stessa
            vergogna. Sembra strano, ma un attimo prima di finire c'è come una specie di vergogna.
            Lo "scuorno", dicono qui. Un po' come stare nudi tra la gente. La stessa sensazione

            avviene quando si è colpiti a morte per strada. Non mi sono mai abituato a vedere i
            morti ammazzati. Infermieri, poliziotti, tutti sono calmi, impassibili, fanno i loro gesti
            imparati a memoria chiunque abbiano avanti. "Abbiamo il callo sul cuore e il cuoio che
            fodera lo stomaco" mi ha detto un giovanissimo autista di auto mortuarie. Quando si
            arriva prima dell'autoambulanza è difficile staccare gli occhi dal ferito, anche se si

            vorrebbe non aver mai visto. Mai compreso che quello è il modo in cui si muore. La
            prima volta che ho visto un morto ammazzato avrò avuto tredici anni. Mi ricordo quella
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