Page 67 - Gomorra
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attaccato  alle  labbra,  come  se  l'eroina  permettesse  una  cantilena  rauca  come  unica
            forma di espressione vocale.

                 Non riuscii a capire perché la ragazza lo fece, ma si calò il pantalone della tuta e
            accovacciandosi proprio sul viso del ragazzo gli pisciò in faccia. Il fazzolettino gli si
            attaccò sulle labbra e sul naso. Dopo un po' il ragazzo sembrò riprendere i sensi, si
            passò una mano sul naso e la bocca, come quando ci si toglie l'acqua dal viso dopo

            essere usciti dal mare. Questo Lazzaro di Miano resuscitato da chissà quali sostanze
            contenute  nell'urina,  lentamente  si  alzò.  Giuro  che  se  non  fossi  stato  stordito  dalla
            situazione, avrei gridato al miracolo. Invece camminavo avanti e indietro. Lo faccio
            sempre  quando  sento  di  non  capire,  di  non  sapere  cosa  fare.  Occupo  spazio,
            nervosamente. Facendo così devo aver attirato l'attenzione, poiché i Visitors iniziarono

            ad avvicinarmi, a urlarmi contro. Pensavano fossi un uomo legato al tizio che stava
            quasi uccidendo quel ragazzo. Mi gridavano contro: "Tu... tu... volevi ammazzarlo...".

                 Mi si fecero intorno, mi bastò allungare il passo per seminarli, ma continuavano a
            seguirmi, a racimolare da terra schifezze varie e lanciarmele. Non avevo fatto niente.
            Se  non  sei  un  tossico,  sarai  uno  spacciatore.  Spuntò  d'improvviso  un  camion.  Dai
            depositi ne uscivano a decine tutte le mattine. Frenò vicino ai piedi, e sentii una voce

            che  mi  chiamava.  Era  Pasquale.  Aprì  lo  sportello  e  mi  fece  salire.  Non  un  angelo
            custode che salva il suo protetto, ma piuttosto due topi che percorrono la stessa fogna e
            si tirano per la coda.

                 Pasquale  mi  guardò  con  la  severità  di  un  padre  che  tutto  aveva  previsto.  Quel
            ghigno  che  basta  a  sé,  e  non  deve  neanche  perdere  tempo  a  pronunciarsi  per

            rimproverare.  Io  invece  gli  fissavo  le  mani.  Sempre  più  rosse,  screpolate,  spaccate
            sulle nocche e anemiche nel palmo. Difficile che i polpastrelli abituati alle sete e ai
            velluti dell'alta moda possano accomodarsi per dieci ore sui manubri di un camion.
            Pasquale parlava ma continuavano a distrarmi le immagini dei Visitors. Scimmie. Anzi
            meno che scimmie. Cavie. A testare il taglio di una droga che girerà mezza Europa e
            non può rischiare di ammazzare qualcuno. Cavie umane che permetteranno a romani,
            napoletani, abruzzesi, lucani, bolognesi, di non finire male, di non colare sangue dal

            naso  e  schiuma  dai  denti.  Un  Visitors  morto  a  Secondigliano  è  solo  un  ennesimo
            disperato su cui nessuno farà indagini. Già tanto sarà raccoglierlo da terra, pulirgli il
            viso  dal  vomito  e  dal  piscio  e  sotterrarlo.  Altrove  ci  sarebbero  analisi,  ricerche,
            congetture sulla morte. Qui solo: overdose.


                 Il camion di Pasquale attraversava le strade statali che annodano il territorio nord
            di  Napoli.  Capannoni,  depositi,  luoghi  dove  raccogliere  detriti,  e  roba  sparsa,
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