Page 50 - Gomorra
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Nuvoletta. H successo però fu fatale a "showman". Tentò, secondo il racconto di alcuni
            pentiti, di diventare esclusivista anche nel mercato della droga. La famiglia Nuvoletta
            non ne volle sapere. Lo trovarono nel gennaio del 2003 bruciato vivo nella sua auto.

                 I Nuvoletta sono l'unica famiglia esterna alla Sicilia che siede nella cupola di Cosa
            Nostra, non semplici alleati o affiliati, ma strutturalmente legati ai Corleonesi, uno dei
            gruppi  più  potenti  in  seno  alla  mafia.  Così  potente  che  i  siciliani  -secondo  le

            dichiarazioni del pentito Giovanni Brusca - quando iniziarono a organizzarsi per far
            esplodere  bombe  in  mezza  Italia  alla  fine  degli  anni  '90,  chiesero  il  parere  dei
            maranesi e la loro collaborazione. I Nuvoletta ritennero l'idea di spargere bombe una
            strategia  folle,  legata  piuttosto  a  favori  politici,  che  a  effettivi  risultati  militari.
            Rifiutarono di partecipare agli attentati e di dare sostegno logistico agli attentatori. Un

            rifiuto espresso senza subire alcun tipo di ritorsione. Lo stesso Totò Riina implorò il
            boss  Angelo  Nuvoletta  di  intervenire  per  corrompere  i  magistrati  del  suo  primo
            maxiprocesso, ma anche in questo caso i maranesi non scesero in aiuto dell'ala militare
            dei  corleonesi.  Negli  anni  della  guerra  all'interno  della  Nuova  Famiglia,  dopo  la
            vittoria su Cutolo, i Nuvoletta mandarono a chiamare l'assassino del giudice Falcone,
            Giovanni Brusca, il boss di San Giovanni Jato, per fargli eliminare cinque persone in
            Campania e scioglierne due nell'acido. Lo chiamarono come si chiama un idraulico, lui

            stesso ha rivelato ai magistrati la strategia per sciogliere Luigi e Vittorio Vastarella:

                 Impartimmo  istruzioni  affinché  fossero  acquistati  cento  litri  di  acido  muriatico,
            servivano  contenitori  metallici  da  duecento  litri,  normalmente  destinati  alla
            conservazione dell'olio e tagliati nella parte superiore. Secondo la nostra esperienza
            era  necessario  che  in  ogni  contenitore  fossero  versati  cinquanta  litri  di  acido,  ed

            essendo prevista la soppressione di due persone facemmo preparare due bidoni.

                 I Nuvoletta, federati con i sottoclan dei Nettuno e dei Polverino, avevano anche
            rinnovato il meccanismo degli investimenti nel narcotraffico, creando un vero e proprio
            sistema di azionariato popolare della cocaina. La DPA di Napoli in un'indagine del
            2004 aveva dimostrato che il clan attraverso degli intermediari aveva permesso a tutti
            di  partecipare  all'acquisto  delle  partite  di  coca.  Pensionati,  impiegati,  piccoli

            imprenditori davano danaro ad alcuni agenti che poi lo reinvestivano per l'acquisto di
            partite  di  droga.  Investire  una  pensione  di  seicento  euro  in  coca  dopo  un  mese
            significava ricevere il doppio. Non c'erano garanzie oltre la parola dei mediatori, ma
            l'investimento era sistematicamente vantaggioso. H rischio di perdere dei soldi non era
            paragonabile  al  profitto  ricevuto,  soprattutto  se  comparato  agli  interessi  che  in

            alternativa  avrebbero  ricevuto  se  avessero  versato  il  danaro  in  banca.  Gli  unici
            svantaggi  erano  organizzativi,  i  panetti  di  coca  spesso  venivano  fatti  custodire  dai
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