Page 51 - Gomorra
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piccoli investitori, un modo per dislocare i depositi e rendere praticamente impossibile
i sequestri. I clan camorristici erano così riusciti ad allargare il giro di capitali da
investire, coinvolgendo anche una piccola borghesia lontana dai meccanismi criminali
ma stanca di affidare alle banche i propri averi. Avevano anche metamorfizzato la
distribuzione al dettaglio. I Nuvoletta-Polverino fecero dei barbieri e dei centri
abbronzanti i nuovi dettaglianti della coca. I profitti del narcotraffico venivano poi
reinvestiti, attraverso alcuni prestanome, nell'acquisto di appartamenti, alberghi, quote
di società di servizi, scuole private e perfino gallerie d'arte.
La persona che coordinava i capitali più consistenti dei Nuvoletta era, secondo le
accuse, Pietro Nocera. Un manager tra i più potenti del territorio, girava
sistematicamente in Ferrari e disponeva di un aereo personale. Il Tribunale di Napoli
nel 2005 ha disposto il sequestro di beni immobili e società per oltre trenta milioni di
euro; in realtà soltanto il 5 per cento del suo impero economico. Il collaboratore di
giustizia Salvatore Speranza ha rivelato che Nocera è l'amministratore di tutti i soldi
del clan Nuvoletta e cura "l'investìmento dei soldi dell'organizzazione nei terreni e
nell'edilizia in genere". I Nuvoletta investono in Emilia Romagna, Veneto, Marche, e
Lazio attraverso l'Enea, cooperativa di produzione e lavoro gestita da Nocera anche
durante la latitanza. Fatturavano cifre elevatissime, dato che l'Enea aveva ottenuto
appalti pubblici per milioni di euro a Bologna, Reggio Emilia, Modena, Venezia,
Ascoli Piceno e Fresinone. Gli affari dei Nuvoletta da anni si erano dislocati anche in
Spagna. Tenerife era la città dove Nocera si era recato per contestare ad Armando
Orlando, considerato dagli investigatori ai vertici del clan, le spese sostenute nella
costruzione di un imponente complesso edilizio, il Marina Palace. Nocera gli contestò
di star spendendo troppo perché usavano materiali troppo costosi. Il Marina Palace
l'ho visto soltanto sul web, il suo sito è eloquente, un enorme agglomerato turistico,
piscine e cemento che i Nuvoletta avevano costruito per partecipare e alimentare il
business del turismo in Spagna.
Paolo Di Lauro veniva dalla scuola dei maranesi, la sua carriera criminale iniziò
come loro luogotenente. Lentamente Di Lauro si allontanò dai Nuvoletta divenendo,
negli anni '90, braccio destro del boss di Castellammare Michele D'Alessandro, e
occupandosi direttamente della sua latitanza. Il suo progetto era quello di poter
coordinare le piazze di spaccio con la stessa logica con cui aveva gestito le catene di
negozi e le fabbriche di giacche. Il boss comprese che, dopo la morte in carcere di
Gennaro Licciardi, il territorio di Napoli nord poteva divenire il più grande mercato di
droga a cielo aperto che si era mai visto in Italia e in Europa. Tutto gestito dai suoi
uomini. Paolo Di Lauro aveva sempre agito silenziosamente con qualità più finanziarie