Page 41 - Gomorra
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modello. La marca c'era, la qualità pure. Nulla di differente quindi. I clan
secondiglianesi avevano creato una rete commerciale diffusa in tutto il mondo, in grado
di acquistare intere filiere di negozi e così di dominare il mercato dell'abbigliamento
internazionale. La loro organizzazione economica prevedeva anche il mercato
dell'outlet. Produzioni di qualità appena più bassa avevano un altro mercato, quello dei
distributori ambulanti africani, le bancarelle per le strade. Della produzione nulla
veniva scartato. Dalla fabbrica al negozio, dal dettagliante alla distribuzione,
partecipavano centinaia di ditte e di lavoratori, migliaia di braccia e di imprenditori
che premevano per entrare nel grande affare tessile dei secondiglianesi.
Tutto era coordinato e gestito dal Direttorio. Sentivo continuamente citato questo
termine. In ogni discussione da bar che vertesse su qualche affare o sul semplice e
solito lamento per la mancanza di lavoro: "È il Direttorio che ha voluto così". "È il
Direttorio che dovrebbe muoversi e fare le cose ancora più in grande." Sembravano
frammenti di un discorso d'epoca napoleonica. Direttorio era il nome che i magistrati
della DDA di Napoli avevano dato a una struttura economica, finanziaria e operativa
composta da imprenditori e boss rappresentanti di diverse famiglie camorristiche
dell'area nord di Napoli. Una struttura con compiti squisitamente economici. H
Direttorio - come l'organo collegiale del Termidoro francese - rappresentava il reale
potere dell'organizzazione più delle batterie di fuoco e dei settori militari.
Facevano parte del Direttorio i clan afferenti all'Alleanza di Secondigliano, il
cartello camorristico che raccoglieva diverse famiglie: Licciardi, Contini, Maliardo,
Lo Russo, Bocchetti, Stabile, Prestieri, Bosti, e poi, a un livello di maggiore
autonomia, i Sarno e i Di Lauro. Un territorio egemonizzato da Secondigliano,
Scampia, Piscinola, Chiaiano, Miano, San Pietro a Paterno sino a Giugliano e
Ponticelli. Una struttura federativa di clan che progressivamente si sono resi sempre
più autonomi lasciando sfaldare definitivamente la struttura organica dell'Alleanza. Per
la parte produttiva, nel Direttorio sedevano imprenditori di diverse aziende come la
Valent, la Vip Moda, la Vocos, la Vitec, che confezionavano a Casoria, Arzano, Melito,
i falsi prodotti di Valentino, Ferré, Versace, Armani poi rivenduti in ogni angolo della
terra. L'inchiesta del 2004, coordinata dal pm Filippo Beatrice della DDA di Napoli,
aveva portato a scoprire l'intero impero economico della camorra napoletana. Tutto era
partito da un dettaglio, uno di quelli che possono passare inosservati. Un boss di
Secondigliano era stato assunto in un negozio di abbigliamento in Germania, il Nenentz
Fashion di Dresdner Strasse 46, a Chemnitz. Un evento strano, insolito. In realtà il
negozio, intestato a un prestanome, era di sua proprietà. Seguendo questa traccia venne
fuori l'intera rete produttiva e commerciale dei clan secondiglianesi. Le indagini della