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estrema flessibilità e silenziosa discrezione, si riesce a ottenere che l'affare si svolga,
            con  profitto  per  ogni  parte  coinvolta.  I  veri  artefici  della  mediazione  però  sono  gli
            stakeholder.  Sono  loro  i  veri  geni  criminali  dell'imprenditoria  dello  smaltimento
            illegale  dei  rifiuti  pericolosi.  In  questo  territorio,  tra  Napoli,  Salerno  e  Caserta  si
            foggiano i migliori stakeholder d'Italia. Per stakeholder si intende - nel gergo aziendale
            -quelle figure d'impresa che sono coinvolte nel progetto economico e che con la loro
            attività  sono  direttamente,  o  indirettamente,  in  grado  di  influenzarne  gli  esiti.  Gli

            stakeholder dei rifiuti tossici erano ormai divenuti un vero e proprio ceto dirigente. E
            non era raro sentirmi dire nei periodi di marcescente disoccupazione della mia vita:
            "Sei laureato, le competenze ce le hai, perché non ti metti a fare lo stake?".

                 Per  i  laureati  del  sud,  senza  padri  avvocati  o  notai,  era  una  strada  certa

            all'arricchimento  e  alle  soddisfazioni  professionali.  Laureati,  bella  presenza,
            divenivano  mediatori  dopo  qualche  anno  passato  negli  USA  O  in  Inghilterra  a
            specializzarsi in politiche dell'ambiente. Ne ho conosciuto uno. Uno dei primi, uno dei
            migliori. Prima di ascoltarlo, prima di osservare il suo lavoro non avevo capito nulla
            della miniera dei rifiuti. Si chiamava Franco, l'avevo conosciuto in treno, di ritorno da
            Milano. Si era ovviamente laureato alla Bocconi ed era diventato esperto in Germania
            di politiche per il recupero ambientale. Una delle abilità somme degli stakeholder è

            quello di conoscere a memoria il CER e di comprendere come destreggiarsi al suo
            interno. Questo gli permetteva di capire come trattare i rifiuti tossici, come aggirare le
            norme,  come  presentarsi  alla  comunità  imprenditoriale  con  scorciatoie  clandestine.
            Franco era originario di Villa Literno e voleva coinvolgermi nel suo mestiere. Aveva
            iniziato  a  raccontarmi  del  suo  lavoro  partendo  dall'aspetto.  Norme  e  divieti  del
            successo di uno stakeholder. Se ti stavi stempiando, o avevi la chierica, dovevi evitare

            tassativamente  riporti  e  parrucchi-ni.  Era  vietato,  per  un'immagine  vincente,  avere
            capelli  lunghi  ai  lati  del  cranio  per  coprire  gli  spazi  vuoti  della  pelata.  Il  cranio
            doveva  essere  rasato,  o  al  massimo  con  una  rada  peluria  di  capelli  corti.  Secondo
            Franco, lo stakeholder se invitato a una festa, doveva essere sempre accompagnato da
            una donna, ed evitare di fare lo squallido tampinatore di tutte le gonne presenti. Se non
            aveva una fidanzata o non ne aveva una all'altezza, lo stakeholder doveva pagare le
            escort, le accompagnatrici di lusso, quelle più eleganti. Gli stakeholder dei rifiuti si

            presentano dai proprietari delle imprese chimiche, dalle concerie, dalle fabbriche di
            plastica e propongono il loro listino di prezzi.

                 Lo smaltimento è un costo che nessun imprenditore italiano sente necessario. Gli
            stake ripetono sempre la stessa medesima metafora: "Per loro è più utile la merda che

            cacano piuttosto che i rifiuti, per smaltire i quali devono sborsare valigie di soldi".
            Non  devono  però  mai  dare  l'impressione  di  star  offrendo  un'attività  criminale.  Gli
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