Page 232 - Gomorra
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impianti di Milano, Pavia e Pisa venivano spediti in Campania. La Procura di Napoli e
quella di Santa Maria Capua Vetere hanno scoperto nel gennaio 2003, grazie alle
indagini coordinate dal pubblico ministero Donato Ceglie, che in quaranta giorni oltre
seimilacinquecento tonnellate di rifiuti dalla Lombardia sono giunte a Trentola
Ducenta, vicino a Caserta.
Le campagne del napoletano e del casertano sono mappamondi della monnezza,
cartine al tornasole della produzione industriale italiana. Visitando discariche e cave è
possibile vedere il destino di interi decenni di prodotti industriali italiani. Mi è sempre
piaciuto girare con la Vespa nelle straducole che costeggiano le discariche. È come
camminare sui residui di civiltà, stratificazioni di operazioni commerciali, è come
fiancheggiare piramidi di produzioni, tracce di chilometri consumati. Strade di
campagna spesso terribilmente cementificate per agevolare l'arrivo dei camion.
Territori dove la geografia degli oggetti si compone di un mosaico vario e molteplice.
Ogni scarto di produzione e d'attività ha la sua cittadinanza in queste terre. Una volta un
contadino stava arando un campo che aveva appena comperato, esattamente al confine
tra il napoletano e il casertano. Il motore del trattore si ingolfava, era come se la terra
quel giorno fosse particolarmente compatta. D'improvviso iniziarono a spuntare ai lati
del vomere brandelli di carta. Erano soldi. Migliaia e migliaia di banconote, centinaia
di migliaia. Il contadino si catapultò dal trattore e iniziò a raccogliere freneticamente
tutti i brandelli di danaro, come un bottino nascosto chissà da quale bandito, frutto di
chissà quale immensa rapina. Erano soltanto soldi tagliuzzati e scoloriti. Banconote
triturate provenienti dalla Banca d'Italia, tonnellate di balle di soldi consumati e finiti
fuori conio. Il tempio della lira era finito sotto terra, i rimasugli della vecchia
cartamoneta rilasciavano il loro piombo in un campo di cavolfiori.
Vicino a Villaricca i carabinieri individuarono un terreno dove erano state
accumulate le carte utilizzate per la pulizia delle mammelle delle vacche, provenienti
da centinaia di allevamenti veneti, emiliani, lombardi. Le mammelle delle vacche
vengono continuamente pulite, due, tre, quattro volte al giorno. Ogni volta che devono
inserire le ventose dei mungitori automatici gli stallieri devono pulirle. Spesso poi le
vacche si ammalano di mastiti e patologie simili, e iniziano a secernere pus e sangue,
ma la vacca non viene messa a riposo: semplicemente ogni mezz'ora bisogna nettarla,
altrimenti il pus e il sangue finiscono nel latte e interi fusti si pregiudicano. Quando
passavo per le colline di carta di mammella, sentivo puzza di latte andato a male. Forse
era solo suggestione, forse quel colore giallastro delle carte ammonticchiate deformava
anche i sensi. Fatto è che questi rifiuti, accumulati in decenni, hanno ristrutturato gli
orizzonti, fondato nuovi odori, fatto comparire chiazze di colline inesistenti, le
montagne divorate dalle cave hanno d'improvviso riavuto la massa perduta.