Page 228 - Gomorra
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Eppure questa confessione le ha reso la vita difficile, è come se avesse impigliato
            il filo in un gancio e l'intera sua esistenza si fosse sfilacciata assieme al procedere
            della sua coraggiosa testimonianza. Stava per sposarsi ed è stata lasciata, ha perso il
            lavoro, è stata trasferita in una località protetta con uno stipendio minimo passatole
            dallo  Stato  per  sopravvivere,  una  parte  della  famiglia  si  è  allontanata  da  lei  e  una
            solitudine abissale le è crollata sulle spalle. Una solitudine che esplode violenta nel
            quotidiano quando si ha voglia di ballare e non si ha nessuno con cui farlo, cellulari

            che suonano a vuoto e amici che lentamente si diradano sino a non farsi sentire più.
            Non  è  la  confessione  in  sé  che  fa  paura,  non  è  l'aver  indicato  un  killer  che  genera
            scandalo. Non è così banale la logica d'omertà. Ciò che rende scandaloso il gesto della
            giovane  maestra  è  stata  la  scelta  di  considerare  naturale,  istintivo,  vitale  poter
            testimoniare. Possedere questa condotta di vita è come credere realmente che la verità

            possa esistere e questo in una terra dove verità è ciò che ti fa guadagnare e menzogna
            quello che ti fa perdere, diviene una scelta inspiegabile. Così succede che le persone
            che ti girano vicino si sentono in difficoltà, si sentono scoperte dallo sguardo di chi ha
            rinunciato  alle  regole  della  vita  stessa,  che  loro  invece  hanno  totalmente  accettato.
            Hanno accettato senza vergogna, perché tutto sommato così deve andare, perché è così
            che è sempre andato, perché non si può mutare tutto con le proprie forze e quindi è
            meglio risparmiarle e mettersi in carreggiata e vivere come è concesso di vivere.


                 Ad  Abeerden  avevo  sbattuto  gli  occhi  contro  la  materia  del  successo
            dell'imprenditoria italiana. È strano osservare queste propaggini lontane, conoscendo il
            loro  centro.  Non  so  come  descriverlo  ma  avere  dinanzi  i  ristoranti,  gli  uffici,  le
            assicurazioni, i palazzi, è come sentirsi presi per le caviglie, girati a testa in giù e poi
            sbattuti sino a far cadere dalle tasche gli spiccioli, le chiavi di casa e tutto ciò che può

            uscire dai pantaloni e dalla bocca, persino l'anima se è possibile commercializzarla. I
            flussi  di  capitale  partivano  ovunque,  come  raggiera  che  si  alimentava  succhiando
            energia  dal  proprio  centro.  Saperlo  non  è  medesima  cosa  che  vederlo.  Avevo
            accompagnato Matteo a un colloquio di lavoro. Ovviamente l'avevano preso. Voleva
            che rimanessi anch'io ad Aberdeen.

                 "Qua basta essere quello che sei, Robbe'..."


                 Matteo  aveva  avuto  bisogno  di  un'origine  campana,  aveva  avuto  bisogno  di
            quell'alone per essere valutato per il suo curriculum, la sua laurea, per la sua voglia di
            fare. La stessa origine che in Scozia lo portava a essere un cittadino con tutti i normali
            diritti, in Italia l'aveva costretto a essere considerato poco più di uno scarto d'uomo,

            senza  protezione,  senza  interesse,  uno  sconfitto  in  partenza  perché  non  aveva  fatto
            partire la propria vita nei percorsi giusti. D'improvviso gli era esplosa una felicità mai
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