Page 211 - Gomorra
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Aberdeen, Mondragone





                 Il  boss  psicanalista  Augusto  La  Torre  era  stato  tra  i  prediletti  di  Antonio
            Bardellino: aveva da ragazzo preso il posto del padre divenendo il leader assoluto del
            clan  dei  "Chiuovi",  come  li  chiamavano  a  Mondragone.  Un  clan  egemone  nell'alto

            casertano,  nel  basso  Lazio  e  lungo  tutta  la  costa  domizia.  Si  erano  schierati  con  i
            nemici  di  Sandokan  Schiavone,  ma  poi  col  tempo  il  clan  aveva  dimostrato  abilità
            imprenditoriale  e  capacità  di  gestione  del  territorio,  unici  elementi  che  possono  far
            mutare  i  rapporti  di  conflittualità  tra  famiglie  di  camorra.  La  capacità  di  fare  affari
            riavvicinò i La Torre ai Casalesi che gli diedero possibilità di agire in relazione con
            loro, ma anche in autonomia. Augusto non era un nome a caso. Ai primogeniti della
            famiglia,  La  Torre  usava  dare  i  nomi  degli  imperatori  romani.  Avevano  invertito

            l'ordine  storico,  la  storia  romana  vedeva  avvicendarsi  prima  Augusto  e
            successivamente  Tiberio,  invece  il  padre  di  Augusto  La  Torre  portava  il  nome  di
            Tiberio.

                 Nell'immaginario  delle  famiglie  di  queste  terre  la  villa  di  Scipione  l'Africano
            costruita  nei  pressi  del  Lago  Patria,  le  battaglie  capuane  di  Annibale,  la  forza

            inattaccabile dei Sanniti, i primi guerriglieri europei che colpivano le legioni Tornane
            e fuggivano sulle montagne, sono presenti come storie di paese, racconti di un passato
            anteriore di cui però tutti si sentono parte. Al delirio storico dei clan si contrapponeva
            l'immaginario  diffuso  che  riconosceva  in  Mondragone  la  capitale  della  mozzarella.
            Mio  padre  mi  mandava  a  fare  scorpacciate  di  mozzarelle  mondragonesi,  ma  quale
            territorio  aveva  il  primato  della  mozzarella  più  buona  era  impossibile  stabilirlo.  I
            sapori  erano  troppo  diversi,  quello  dolciastro  e  leggero  della  mozzarella  di

            Battipaglia, quello salato e corposo della mozzarella aversana e poi quello puro della
            mozzarella  di  Mondragone.  Una  prova  però  della  bontà  della  mozzarella  i  mastri
            caseari mondragonesi ce l'avevano. La mozzarella per essere buona deve lasciare in
            bocca un retrogusto, quello che i contadini chiamano "'o ciato 'e bbufala" ossia il fiato
            di  bufala.  Se  dopo  aver  buttato  giù  il  boccone  non  rimane  in  bocca  quel  sapore  di

            bufala, allora la mozzarella non è buona. Quando andavo a Mondragone mi piaceva
            passeggiare sul pontile. Avanti e indietro, prima che venisse abbattuto era una delle
            mie mete preferite d'estate. Una lingua di cemento armato costruita sul mare per far
            attraccare le barche. Una struttura inutile e mai utilizzata.
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