Page 205 - Gomorra
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Le guardaspalle delle donne boss sono vestite come Urna Thurman in Kill Bill:
caschetto biondo e tute giallo fosforescente. Una donna dei Quartieri Spagnoli,
Vincenza Di Domenico, per un breve periodo collaboratrice di giustizia, aveva un
soprannome eloquente, Nikita, come l'eroina killer del film di Luc Besson. Il cinema,
soprattutto quello americano, non è visto come il territorio lontano dove l'aberrazione
accade, non come il luogo dove l'impossibile si realizza, ma anzi come la vicinanza più
prossima.
Me ne uscii dalla villa piano, liberando i piedi dal ginepraio di rovi ed erbaccia
che si era impadronito del Giardino Inglese tanto voluto dal boss. Lasciai il cancello
aperto. Soltanto qualche anno prima avvicinarsi a questo luogo avrebbe significato
essere identificato da decine di sentinelle. Invece ero uscito, camminando con le mani
in tasca e la testa appesa al mento, come quando si esce dal cinema ancora frastornati
da quel che si è visto.
A Napoli non è complicato comprendere quanto il film II camorrista di Giuseppe
Tornatore sia in assoluto il film che più di ogni altro ha marchiato l'immaginario. Basta
ascoltare le battute delle persone, sempre le stesse da anni.
"Dicitancello 'o professore che nun l'aggio tradito."
"Io so bene chi è lui, ma so pure chi sono io!"
"'O Malacarne è nu guappo 'e cartone!"
"Chi ti manda?"
"Mi manda chi a vita va po' ddà e va po' pure llevà!"
La musica del film è diventata una sorta di colonna sonora della camorra,
fischiettata quando passa un capozona, o spesso solo per far inquietare qualche
negoziante. Ma il film è arrivato persino nelle discoteche dove si ballano ben tre
versioni mixate delle più celebri frasi del boss Raffaele Cutolo, pronunciate nel film da
Ben Gazzarra.
In maniera mnemonica ripetevano mimando tra loro i dialoghi de II camorrista
anche due ragazzini di Casal di Principe, Giuseppe M. e Romeo P. Facevano vere e
proprie scenette tratte dal film:
"Quanto pesa un picciotto? Quanto una piuma al vento."