Page 20 - Gomorra
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metà sedere dalla sedia, tirò il portafogli dalla tasca dei pantaloni, frugò con le dita
senza guardare e poi cacciò tre monete. Le stese sul tavolo fermandole sulla tovaglia
con un bicchiere rovesciato.
"Euro, dollaro, yuan. Ecco la mia triade."
Xian sembrava sincero. Nessun'altra ideologia, nessuna sorta di simbolo e passione
gerarchica. Profitto, business, capitale. Null'altro. Si tende a considerare oscuro il
potere che determina certe dinamiche e allora lo si ascrive a un'entità oscura: mafia
cinese. Una sintesi che tende a scacciare tutti i termini intermedi, tutti i passaggi
finanziari, tutte le qualità d'investimento, tutto ciò che fa la forza di un gruppo
economico criminale. Da almeno cinque anni ogni relazione della Commissione
Antimafia segnalava "il pericolo crescente della mafia cinese" ma in dieci anni di
indagini la polizia aveva sequestrato vicino a Firenze, a Campi Bisenzio, appena
seicentomila euro. Qualche moto e una porzione di fabbrica. Nulla, rispetto a una forza
economica che riusciva a spostare capitali di centinaia di milioni di euro, secondo
quanto scrivevano quotidianamente gli analisti americani. L'imprenditore mi sorrideva.
"L'economia ha un sopra e un sotto. Noi siamo entrati sotto, e usciamo sopra."
Nino Xian prima di andare a dormire mi fece una proposta per l'indomani.
"Ti alzi presto?"
"Dipende..."
"Se domani riesci a stare in piedi per le cinque, vieni con noi al porto. Ci dai una
mano."
"A fare che?"
"Se hai una maglia col cappuccio, indossala, è meglio."
Non mi fu detto altro, né io tentai, troppo curioso di partecipare alla cosa, di
insistere. Fare altre domande avrebbe potuto compromettere la proposta di Xian. Mi
rimanevano poche ore per dormire. E l'ansia era troppa per riposare.
Alle cinque in punto mi feci trovare pronto, nell'androne del palazzo ci raggiunsero
altri ragazzi. Oltre me e un mio coinquilino, c'erano due maghrebini con i capelli
brizzolati. Ci ficcammo nel furgoncino ed entrammo nel porto. Non so quanta strada
avremo fatto e per quali anfratti d'angiporto ci siamo infilati. Mi addormentai poggiato
al finestrino del furgone. Scendemmo vicino a degli scogli, un piccolo molo si
estendeva nell'anfratto. Lì c'era attraccato uno scafo con un enorme motore che pareva
una coda pesantissima rispetto alla struttura esile e allungata. Con i cappucci tirati su