Page 188 - Gomorra
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Stava nella sala riunioni della chiesa, vicino allo studio. Non era immediatamente
riconoscibile.
"Chi è don Peppino?"
"Sono io..."
L'ultima risposta. Cinque colpi che rimbombarono nelle navate, due pallottole lo
colpirono al volto, le altre bucarono la testa, il collo e una mano. Avevano mirato alla
faccia, i colpi l'avevano morso da vicino. Un'ogiva del proiettile gli era rimasta
addosso, tra il giubbotto e il maglione. Una pallottola gli aveva falciato il mazzo di
chiavi agganciato ai pantaloni. Don Peppino si stava preparando per celebrare la prima
messa. Aveva trentasei anni.
Uno dei primi che accorse in chiesa e trovò il suo corpo ancora per terra fu Renato
Natale, sindaco comunista di Casal di Principe. Era stato eletto da appena quattro mesi.
Non fu un caso, quel corpo lo vollero far cadere anche sulla sua breve, brevissima
gestione politica. Natale era stato il primo sindaco di Casal di Principe che aveva
posto come priorità assoluta la lotta ai clan. Aveva per protesta anche abbandonato il
consiglio comunale perché secondo lui si era ridotto a luogo di ratifica di decisioni
prese altrove. Un giorno a Casale i carabinieri avevano fatto irruzione nella casa di un
assessore, Gaetano Corvino, dove erano riuniti tutti i massimi dirigenti del clan dei
Casalesi. Una riunione fatta mentre l'assessore era in municipio per una seduta della
giunta comunale. Da un lato gli affari del paese, dall'altra gli affari attraverso il paese.
Fare affari è l'unico motivo che ti fa alzare dal letto la mattina, ti tira per il pigiama e ti
mette in piedi.
Ho sempre guardato Renato Natale da lontano, come si fa con quelle persone che
diventano, senza volerlo, dei simboli di una qualche idea di impegno, resistenza,
coraggio. Simboli quasi metafisici, irreali, archetipici. Con un imbarazzo da
adolescente, ho sempre osservato il suo adoperarsi nel creare ambulatori per gli
immigrati, denunciare negli anni bui delle faide, il potere delle famiglie della camorra
casalese e i loro affari di cemento e monnezza. L'avevano avvicinato, minacciato di
morte, gli avevano detto che se non avesse smesso la sua scelta si sarebbe ritorta
contro i suoi familiari, ma lui continuava a denunciare, con ogni mezzo, persino
attacchinando in giro per il paese manifesti che rivelavano cosa i clan stavano
decidendo e imponendo. Più agiva con costanza e coraggio, più aumentava la sua
protezione metafisica. Bisognerebbe conoscere la storia politica di queste terre per
capire che peso specifico hanno i termini impegno e volontà.